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lunedì 16 novembre 2015

L'idea di Europa che ci evita la guerra


Quello che è successo in Francia potrebbe succedere in qualunque altro paese del mondo e soprattutto è imprevedibile.
Fermare il terrore di questi giorni è possibile ma per fare questo è necessario capire cos’è l’Isis e soprattutto capire che parte deve recitare ogni attore presente nel panorama mondiale.
Vorrei porre e pormi delle domande che a mio parere sono essenziali per cercare di affrontare la situazione.
Cos’è l’Is? Da cosa nasce? Come si finanzia?
Che ruolo hanno le superpotenze mondiali sull’esistenza della stessa? Cosa pensa di fare l’Europa?
Sono tutte domande a cui non possiamo più mostrare indifferenza. L'unica linea guida da seguire per abbattere il terrore deve essere quella di un’alleanza mondiale contro il califfato, che va abbattuto velocemente in maniera intelligente e senza rischi.
L’isis è di per se un nemico incomprensibile che non ha sede fisica, oltre al califfato, che si espande oltre i confini di un’area geografica ben definita ed ha assunto un ruolo ideologico non trascurabile. Lo stesso generale Michael Nagata, comandante americano in Medio Oriente ha dichiarato che : «Non abbiamo sconfitto le idee di Isis, in realtà non riusciamo nemmeno a comprenderle». Cerchiamo di analizzare l'Isis, come e quando nasce. In questa ricostruzione cercherò di tenere fuori teorie non verificate e accuse che tanto piacciono a complottisti da bar.
Partiamo dal presupposto che Isis nasce in Iraq e nasce da una cellula di Al Qaeda. Al Qaeda in Iraq viene sconfitta dagli americani, almeno in senso militare, ma i militanti e gli aderenti all’organizzazione si riorganizzano dopo il ritiro del 2011. Lo scontro interno al paese tra sunniti e sciiti fa si che i primi sentendosi non tutelati si rivolgono nuovamente ai jihadisti. Da li riparte Al Qaeda che cambia nome in Is e si ritrova a capo Abu Bakr Baghdadi.
Tutta la vicenda parte da una resa dei conti tra i vari gruppi che popolano l’Islam.
Il califfato pretende l’attuazione della Sharia ed ovviamente è la parte più intransigente dell’Islam. I primi nemici dell’isis sono gli arabi moderati, coloro che secondo gli aderenti si sono fatti sedurre dallo stile di vita occidentale, ovvero infedele, e quindi i responsabili dell’inquinamento della religione di Maometto.
Secondo i fanatici del Califfato non è ammessa nessuna modernizzazione all’interno della loro società e hanno una visione storica e sociale del mondo che va contro il buon senso e la ragione.
L'Isis non ha niente a che vedere con la religione e l'Islam, non è azzardato affermare che l'Isis è l'antireligione.
L’occidente ha perso delle grandi occasioni per tutelare e riscattare la voglia di libertà degli arabi moderati, che poi sono il 90% della popolazione araba. La primavera araba non è stata supportata adeguatamente ed abbiamo lasciato migliaia di persone che erano alla ricerca dela libertà nelle mani di criminali, che li hanno schiavizzato e trattato come animali. La primavera araba si è conclusa con la presa del potere da parte dei fanatici, scansando coloro che l'avevano promossa.
Nei paesi estremisti non è tollerata la minima libertà di pensiero o di parola se in contrasto con l’Islam. Siamo alla follia.
Ovviamente oltre ad una visione distorta di religione vi è anche una ricerca continua di potere. Più che una guerra santa è una guerra ed un conflitto perenne tra gruppi rivali che affermano il loro odio secolare in ragioni di supremazia politica ed economica, che non fa altro che aggiornarsi ed evolversi.
A conferma di questo c’è il numero elevatissimo di attentati che avviene nel mondo arabo.
In Europa o negli Usa, il numero di attentati compiuti lo possiamo contare sulle dita di una mano. Nel mondo arabo e in Africa gli attentati sono all’ordine del giorno.
Anche nella stessa Siria, diventata il centro del conflitto e l’occasione di popolarità per l’Isis, è in atto uno scontro tra gruppi. I sunniti vedono in Assad il protettore degli sciiti e questo ha portato alla guerra continua che si sta vivendo nella regione. Ma dove tutto è scoppiato è sicuramente la Libia. Il crocevia del califfato, la svolta si è avuta dopo la destituzione di Gheddafi.

Il Califfato ha precisi finanziatori senza cui non potrebbe tenersi in piedi. L’Arabia Saudita, il Qatar e il Kuwait sono i primi finanziatori dell’Isis. La teoria secondo cui l’America attualmente finanzi l’Isis è priva di fondamento. Di contro è certissimo che gli Usa sono in affari con i sauditi da anni e questo ha potuto portare dollari anche nelle tasche dei terroristi. Va ricordato che loro hanno un giro di milioni di dollari ricavato dalla vendita del petrolio.
Sicuramente ciò che hanno appreso dagli americani è la divulgazione di notizie e la propaganda che gli permette di reclutare adepti tra cui anche occidentali.
Basta guardare un qualsiasi video di propaganda Isis per capire che sono copie di quelli dell’esercito americano. Penso che l’errore più grande degli Stati Uniti, invece, sia quello di aver favorito lo stabilirsi degli jihadisti in Afghanistan durante la guerra contro l’Unione sovietica, legittimando questi criminali. Era la guerra fredda, e furono commessi errori. Dopo la vittoria, i jihadisti rimasero, formando il movimento dei talebani che successivamente fu sostenuto da Washington. Dopo un po’ di anni quello stesso movimento scappò di mano alla regia statunitense e questo portò all’undici settembre. Ma qui si fa inutile indietrologia.
Questa breve ed incompleta cronostoria ci porta a capire che Isis non è Islam e le prime vittime di questa idea folle sono i musulmani che contano qualcosa come 100 milioni di morti per mano del terrorismo islamico dagli anni novanta ad oggi.
Detto questo allora si dovrebbe capire che per procedere all'emarginazione di questi folli occorre un'allenza con il mondo arabo, elemento essenziale per combattere il fenomeno. Le migliaia di profughi che scappano dalle guerre sante di questi senza cervello sono vittime e non alleati di Isis.
La presa di posizione di quasi tutti gli Imam europei contro queste barbarie e le campagne tramite social network lanciate dai giovani musulmani rendono l'idea, non ultima #notinmyname con cui si prendono le distanze dagli attentati.
Oggi chi tenta in maniera subdola di confondere i terroristi con le comunità islamiche fa un grande torto a questi ultimi ed anche un grande regalo all'Isis che mira alle divisioni interne ed all'indebolimento delle condizioni di integrazione degli immigrati.
Dobbiamo chiedere ed ottenere un maggiore coinvolgimento delle comunità musulmane europee e dare mezzi e forza ai moderati e alle idee progressiste della penisola araba. Questa penso sia l'unica via da seguire per provare a sistemare questo eterno conflitto che rischia di risolversi in un nulla di fatto.
Solo dopo che avremo trovato solido alleato il popolo arabo potremmo tentare di rinchiudere il Califfato dentro confini ben definiti, possiamo isolare ed eventualmente provare un azione militare, che oggi deve essere assolutamente evitata. Questa guerra va combattuta con l'intelligence e non con i bombardamenti a tappeto.
Va evitata assolutamente la morte di civili inermi e senza colpe, va evitato l'odio contro l'occidente troppe volte fomentato  da noi stessi. Non possiamo gettare benzina sul fuoco e creare condizioni favorevoli all'espansione dell 'Isis, questa è follia.
Vorrei infine parlare del ruolo che dovrebbe assume l'Europa.
Sicuramente una coalizione a guida Usa o Russia non sarà accettata di buon grado dai paesi arabi per semplici motivi. I russi sono i più tenaci alleati di Assad e i finanziatori di una parte di questa lotta fraticida tutta araba, gli sciiti. Gli Americani hanno attirato troppo odio verso se stessi, nessuno dimentica le barbarie di George Bush, e le sue guerre preventive, finalmente archiaviate come errore anche dal popolo d'oltre oceano.
La regia deve essere a guida europea, perche il vecchio continente ha le giuste caratteristiche per risolvere la crisi ed evitare lo scoppio di un nuovo conflitto che sarebbe tragico per tutti.
Cosa ci manca allora? Ci manca la vera unione, siamo troppo frammentati e senza una visione completa da portare avanti. Siamo divisi su tutto, ci impantaniamo su piccole cose e tendiamo a rievocare vecchie storie romantiche e dimenticati conflitti tra Stati. Dobbiamo per una volta, mettere da parte tutte queste cose e dimostrare maturità politica, assumendo la guida di una grande coalizione sotto l'egidia Onu che dia via ad una trattativa veloce e risolutiva.
Dobbiamo raccontarci l'Europa, come afferma in un pezzo sul Corriere di ieri Alessandro Baricco. Dobbiamo unirci per le mille cose che ci accomunano e non dividerci per cose che nemmeno sentiamo nostre.
Dobbiamo farlo subito perche lo scoppio di una guerra senza fine è dietro l'angolo.

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