05 sept 2013 Airport International di Hong Kong 香港國際機場一號客運大樓ore 2145 La canzone di oggi è "November Rain" dei Guns N' Roses
Oggi è l’ultimo giorno di HK e il viaggio prosegue verso
oriente. Avevo progettato di vedere due tre cose e poi godermi la giornata
osservando il caos che le grandi città riservano. Lo faccio sempre quando sono
all’estero, l’ultimo giorno lo dedico alla città vera, non a quella turistica e
fatta ad hoc per sorprendere ma a quella vera, quella dei quartieri periferici
e delle sale da The alle cinque di pomeriggio lontano dal centro. Ma è arrivato
un acquazzone che non ci ha data tregua. Da tre giorni piove ininterrottamente ma
oggi diluviava. E’ stata una costante la pioggia, ricorderò la Cina bagnata, le
strade scivolose e i grattacieli pieni di gente che nell’impossibilità di stare
in strada riempiono i negozi. Sono preparatissimi, ogni supermarket, negozietto
o banca ha davanti alla porta un porta ombrelli e un poncho pronto all’uso,
quello plastificato, tipo carta stagnola o quella trasparente che noi usiamo
per surgelare le cose. In un secondo
tutti escono gli ombrelli che nemmeno vedevi, li tengono nascosti tipo Kinder
Sorpresa e tu esci a pazzo a pensare dove potevano nasconderli. I Cinesi sono
gentili, quasi tutti almeno. Oggi con un ragazzo che ho incontrato al Hong Kong
Park e a cui avevo chiesto un informazione siamo stati per due ore a parlare di
tutto, dalle strane divise degli scolari cinesi a Lantau, dai Casino di Macao
alla sua vacanza a Venezia e Milano. Per farmi cambiare i dollari mi ha
accompagnato per un’ora in giro per la Station. Per farlo andare a casa l’ho
dovuto quasi minacciare di morte, troppo gentile.
Mi sta dispiacendo lasciare HK, penso sia una città pazzesca
costruita appositamente per stupire. Quando esci il centro cominci a vedere una
serie di colline e monti verdissimi, coperti da una fittissima vegetazione che
si incastrano a pennello con una colata di cemento enorme. Signori i
grattacieli di Hong Kong sono troppi, lo ripeterò fino alla nausea, è una città
pensata per crescere in verticale. Anche le signore nate dalla rivoluzione di
Mao e dalla dominazione anglosassone oggi sono abituate a vivere al 30 piano.
Hong Kong non conosce piani bassi, penso che vivere al primo piano sia da sfigati.
Oggi mi sono affacciato dalla Bank of China Tower al 43 piano e mi sono venute
le vertigini, peccato che non si vedeva niente pur essendo a soli pochi km
dalla baia tutto era coperto da una nube di umidità non superabile. Centinaia
di persone camminano per strada con le mascherine ed oggi ho domandato ad uno
del posto come mai, mi ha risposto che sono persone mitomani. Io penso invece
che basta guardare il cielo per rendersi conto che HK sprofonda sotto l’inquinamento
pressante dettato un po’ dalla smog e un po’ dall’umidità incredibile che
questa città mi ha regalato. Hong Kong nonostante tutto è una città in cui
vivere almeno tre mesi della propria vita, è vitale, frenetica al punto giusto,
innovativa e si affaccia su una baia a dir poco bella, ci vivono pochi
occidentali e ha dei trasporti da brivido. Con tutti i taxisti può concordare
il prezzo (okkio perché all’andata mi ha fregato 10 euro) e i trovi tutto ciò
che vuoi ad un prezzo accessibile.
Stamani ci siamo svegliati intorno alle 9 am e dopo aver
sistemato le valigie ed esserci fatto una doccia siamo andati a fare check-out.
Il receptionist mi ha fatto pagare una ventina di euro non previsti per le
consumazioni in stanza, se ne accorgono sempre ma io ci continuo a provarci. Ho
lasciato le valigie nel deposito dell’hotel e siamo usciti in cerca di una
colazione più occidentale possibile. Abbiamo trovato ad HK Island un brekfast
shop francese, Delifrance, e ci siamo buttati letteralmente su dei cornetti
caldissimi e su un discreto cappuccio, Stefania invece ha preferito il toast e
cosi è iniziata la nostra giornata. Il diluvio non ci ha lasciato tregue e cosi
anche attraversare una strada è diventata un’impresa, arrivare alla Banca più
importante di oriente ci è costato una doccia fredda. La cosa piacevole è stata
l’umidità che in pochi minuti ti asciugava. Dopo aver richiesto il pass ed aver
visto poco o niente grazie alle condizioni meteo ci siamo avviati verso Central
Building ed abbiamo girato in lungo e largo i negozi con l’intenzione di
acquistare qualcosa. L’intenzione è restata tale quando abbiamo visto che il
capo più economico si aggirava intorno ai 400 euro ed abbiamo preferito
mangiare in un locale del posto un buon piatto di lasagne ed una bottiglia d’acqua
Vittel. Nel pomeriggio abbiamo deciso di sfidare il tempo e ci siamo diretti
verso Hong Kong Park ad ammirare gli uccelli esotici e i parchi ordinatissimi. Dopo
un paio di ore eravamo in hotel per ritirare le valigie e dopo un veloce giro
di Kowloon abbiamo chiamato un taxi direzione Airport. Dopo un check in movimentato
a causa valigia a mano di Stefania grande
quanto carello del Carrefour ci hanno fatto fare Immigration. La gentilissima
signorina del Gate non ha voluto saperne di storie prontamente invitate da me e
mi ha rimandato a rifare il check in con un gentilissimo “ This is HK no Italy
OK”. Ho segnato il nome sul ticket almeno se dovessi venire a sapere che viene
in Italia l’aspetto al gate per insultarla. Ora siamo seduti aspettando di imbarcarci e
con Stefania che mi insulta perché pensa che gli faccio perdere l’aereo per
colpa di questo cazzo di blog. Devo salvare e scappare altrimenti l’Australia
non potrebbe accettare un ritardo di tale portata. Sono felice di atterrare
domani a Melbourne e di vedere dopo tanti anni cugini e zii. Che il destino sia
dalla nostra parte e ci accompagni in questo lunghissimo viaggio ad Est.
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