Melbourne 13 sept 2013 ore 00:10 La canzone di oggi è “What
Can I do for you?” di Bob Dylan.
Quella che sto per raccontarvi è l’ultima giornata in questa
fantastica città e l’ultimo saluto con una grande famiglia che ci accolto e
coccolato come bambini.
Oggi era il giorno di Nuccio ed Eliana e alle dieci puntuali
ci sono venuti a prendere. Prima la solita megagalattica colazione di zia Nella
che comprende 25/30 specialità che devi obbligatoriamente mangiare perché
buonissime. Praticamente ho messo 4 kg in 8 giorni e tutto ciò perché a
Melbourne non si mangia tanto, mica è come la Sicilia. Questo è vero, in Sicilia ad un certo punto ci limitiamo qui
no-Stop. I miei parenti mi hanno dato la colpa a me, dicendo che abbiamo
mangiato cosi perché c’ero io, ho fatto finta di crederci e sono passato alla
domanda successiva.
La nostra prima tappa è stata la Cattedrale cattolica di St
Patrick, che ho scoperto solo alla fine dedicata al santo irlandese, io pensavo
fosse St. Peter. Quest’ultima invece è quella anglicana che si trova in centro
Melbourne. La chiesa è molto bella e
simile all’architettura vittoriana di fine settecento, dentro c’erano centinaia
di ragazzi tutti in perfetta divisa scolastica. Le scuole cattoliche per le
ricorrenze portano gli alunni in Chiesa, ovviamente non chiedetemi che
ricorrenza era perché non ne ho idea. Mi ha fatto ridere tantissimo che alle
17.30 celebrano la messa in lingua vietnamita, non c’è stato tempo altrimenti
ero pronto pure a vedere la messa, sacrifici multiculturali si chiamano.
Abbiamo girato dentro il giardino della Cattedrale ed ho
visto una fontana che accesa sarà fantastica ma purtroppo era in manutenzione.
Usciti siamo andati a vedere il parco di fronte la cattedrale, uno dei mille
parchi di Melbourne city. E’ veramente impressionante il numero di spazi verdi
che questa città si è riservata, non solo rendono la città più gradevole e
vivibile ma la rendono soprattutto più pulita e meno inquinata. Ogni albero che
tagli nel tuo giardino o nella strada confinante al tuo giardino devi portare
in comune il nome del posto dove vuoi piantarne due, altrimenti non è possibile
tagliare alberi. Questa è una cosa fantastica, per ogni polmone che se ne va ne
arrivano due, Do you undestand? Pazzisco direbbe Danio.
Dopo aver trovato un po’ di difficoltà per parcheggiare
siamo andati in centro e siamo entrati nella Library, ovvero la Biblioteca
statale di Melbourne. I parcheggi in città costano quanto una cena, se non
avete un buon motivo per prendere la macchina lasciatela a casa, ho visto
prezzi da denuncia, parliamo di 70-80 dollari al giorno. Nel week end invece i
prezzi si abbassano fino a 10-15 dollari. Veramente molto costoso.
La libreria è molto particolare, e davanti ad essa costruita
con colonne stile Partenone c’è un pezzo di cornice finto come se fosse stata
bombardata. Se ci pensi è una stronzata, ma al momento mi è piaciuto molto. Dentro sembra un piccolo parlamento e mi ha
ricordato la biblioteca del Trinity College di Dublin. Salendo ci sono una
quantità sufficiente di vecchi libri in scaffali non raggiungibili, mentre i
nuovi testi ovviamente sono consultabili. Una cosa che mi ha fatto morire dalle
risate è successo al quarto piano, dove c’erano le foto della vecchia e nuova
Melbourne e della facce che hanno permesso alla città di crescere. Mentre
guardavamo le foto mi è andato lo sguardo in una che ritraeva un uomo in un
caffè italiano di metà secolo. Ho letto il cognome ed era Lanteri, dopo è
arrivato mio zio e mi ha detto “Talia Peppe a fava”, ovvero un ferlese emigrato
a Melbourne anni fa che inconsapevolmente si trova in un Museo. Appena ci ha
detto che era di Ferla e lo conosceva, abbiamo riso all’impazzata per mezz’ora
e mio cugino ha fatto una foto per suo padre. Alla fine abbiamo scoperto che
era uno zio dello zio di Stefania. Quanto è piccolo il mondo.
Uscendo dalla Library non dopo aver visto una sezione
dedicata ai pittori australiani con quadri di elevata qualità, abbiamo preso il
tram che ci ha portato a Dock…..e non ricordo ormai il nome, dove c’è una piccola
insenatura della baia e tanti locali carinissimi. Abbiamo mangiato Fish and
Chips e ci siamo avviati in un outlet li vicino dopo aver sorseggiato un
espresso. Se proprio dovessi trovare un lato negativo dell’Australia allora
dovrei dire i caffè. Imbevibili oltre ogni ragionevole volontà, gli unici buoni
li ho bevuti a casa e in un bar di Carlton, il famoso Brunetti che tutti
conoscono in città.
Nel centro commerciale Stefania e zia Nella si sono
concentrati a fare shopping poiché in Nuova Zelanda c’è vento quindi Stefania
ha deciso che deve comprare maglioni antivento, quelli tipo mantella di
Superman che il vento riescono a trattenerlo. Dopo un ora di giro sono tornati
entrambi con un vestitino estivo, ecco perché non occorre mai mandare sole due
donne, partono per un acquisto necessario e tornano con cazzate che potranno
usare tra 10 mesi, lo so ti risponderanno era in offerta, ovvio.
Dopo ci siamo diretti nuovamente in centro e dopo aver
salutato Alessia, la cugina di Stefania, abbiamo fatto ritorno in macchina. Mi
è piaciuto un casino la strada che dal parking ci ha portato a China Town,
punto di incontro con Alessia. Ascoltare a tutto volume “What Can I do for you”
di Bob Dylan mi ha fatto rilassare ma mi ha anche fatto pensare e mi sono
intristito, lasciare Melbourne dalle cinque di ieri pm è stato il mio pensiero
triste, mi è dispiaciuto troppo. Siamo passati davanti al monumento dei caduti
australiani ed abbiamo assistito ad una sorta di Silenzio suonato ogni
tot. La cultura australiana nella commemorazione
dei militi è molto più simile a quella americana che alla nostra europea. Sono
momenti quasi sacri e la gente si ferma a lavoro e pensa ai loro cari scomparsi
in guerra. Io penso invece che la guerra sia follia e non morirei mai per una
cazzo di patria, la vita umana è molto più importante di qualunque
manifestazione di piazza o commemorazione funebre. Signori la guerra è da
imbecilli e il capriccio di quattro dementi governanti non può mandare a
macello intere generazioni di giovani che sarebbero cresciuti e invecchiati
come tutti. Che si fottano i signori della guerra e ci mandino i loro figli a
sorvegliare la patria.
Cmq dopo tutto ciò ci siamo fermati in un sobborgo
carinissimo NorthCote ed abbiamo assaggiato un caffè in un locale particolare.
Ogni giorno cambiano il fornitore di caffè, o meglio un giorno trovi il caffè
italiano, un giorno quello sud americano, un giorno quello asiatico. La
cameriera ti porta la spiegazione del tipo di caffè e la provenienza. Noi
abbiamo assaggiato un caffè Keniano. Mio cugino mi ha spiegato che il più caro
caffè al mondo costa 150 dollari ogni 500 g e viene ricavato dalle feci di
scimmia. Holy Shit.
Siamo tornati a casa dopo aver visto il “castello” di Nuccio
ed Eliana e per cena sono venuti tutti a salutarmi. E’ stato triste quando
l’ultima porta si è chiusa e tutta la notte ho pensato molto alla distanza e
all’affetto che ho ricevuto. Dopo tre ore ci siamo svegliati e abbiamo salutato
mio zia. In 30 minuti eravamo in aeroporto e mi sono imbarcato non dopo essermi
commosso nel salutare un grande uomo, che mi ricorda moltissimo mia nonna.
See you soon Melbourne.
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