Il mondo della musica lo piange ma soprattutto lo piange Lucille. Chi è Lucille? E’ una storia lunga.
Siamo a metà anni ’50 in Arkansas, un territorio arido e quasi spopolato, ci sono passato in Arkansas ed è la faccia più dura della vecchia America. Certo io ci sono passato nel 2014. E’ attaccata al Tennessee e un ponte collega la mitica Memphis con lo stato. Mi ci sono trovato per caso, di notte e mi sono accorto che ero entrato solo perché ho trovato il posto di blocco della polizia e il cartello di benvenuto, poi ho girovagato per 30 km all’interno dello stato e sono tornato in Tennessee. Avrò incontrato forse 2 macchine.
Ma torniamo agli anni 50, e forse in Arkansas di macchine non Ne esistevano veramente, ma c’erano le bettole e i locali dove si suonava blues ed è li che c’era un cantante di colore ormai conosciuto in tutta l’America di colore. Si chiamava Riley B. King ma si faceva chiamare Beale Street Blues Boy, in onore alla famosa strada di Memphis. Le successive abbreviazioni (Blues Boy) lo portarono a chiamarsi ed essere conosciuto come B.B.King.
In Arkansas gli uomini bevono, perché non c’è altro e anche quella sera bevono e parecchio. Bevono soprattutto due e litigano per una donna. Gli animi si surriscaldano e tra una parola e l’altra volano pugni e qualcuno appicca il fuoco alla sala. Tutti scappano e resta dentro solo il cantante di colore, perché è rientrato a salvare la sua chitarra, gli era costata 2 anni di lavoro sui campi e migliaia di libbra di cotone. Riuscì a salvarsi perché l’edificio cadde sotto le fiamme e si aprì un varco. Uscì sano e malconcio BB King e venne a sapere che tutto era successo per una certa Lucille.
Da allora ogni chitarra e la sua mitica Gibson ES-355 si chiameranno sempre Lucille.
La stessa Lucille che ha fatto sognare milioni d’innamorati nel mondo, milioni di appassionati del blues, che ha ispirato centinaia di lavoratori lungo le vie del Mississippi e ha letteralmente creato mostri sacri del blues come Eric Clapton, Buddy Guy, Stevie Ray Vaughan e decine di chitarristi rock che da sempre hanno affermato di ispirarsi a BB king, da Bruce Springsteen a Bono degli U2, da Jeff Beck a Van Morrison da Phil Collins a Zucchero.
Ha suonato con tutti BB King, o meglio tutti hanno voluto suonare con lui, persino Pavarotti che lo volle a Modena per il suo Pavarotti and Friends. E’ citato in decine di canzoni e ogni turista che va negli Stati Uniti ha l’obbligo di fermarsi almeno per un Hot Dog nella catena BB KING Club dove puoi ascoltare 24h no stop musica live.
E’ passato da schiavo al tetto del mondo, l’ha voluto Obama alla casa bianca per conferirgli la massima onorificenza degli States in campo artistico, lui ha ricambiato con un Sweet Home Chicago cantato in tandem.
Bono nell’ultima intervista dice “Non è grande, è il più grande senza dubbio”. D'altronde era il destino di uno che di cognome faceva King.
Ora che quel brivido è andato, non a caso thrill is gone, mi piace pensarlo seduto su una nuvola con la sua grande Lucille ad
accompagnare il ritmo delle giornate. E' l'uomo che mi ha fatto amare il blues
più di ogni altro.
Ci resterà la sua mimica facciale, la sua umiltà quando a 85 anni gli danno la laurea honorem e la cittadinanza di una stato del sud e si mette a piangere dicendo “I’m so happy”, le centinaia di canzoni che non ho voluto citare appositamente, le esibizioni al Crossover di Chicago, i suoi 15 grammy award,i suoi 50 album, la forza di chi il blues lo sente e non solo lo sapeva suonare, il suo Sud, Baele Street, la risata, tutte le canzoni che ho sentito nell’infanzia, one note, il blues, Lucille che piange silenziosamente.
Blues never die
Ci resterà la sua mimica facciale, la sua umiltà quando a 85 anni gli danno la laurea honorem e la cittadinanza di una stato del sud e si mette a piangere dicendo “I’m so happy”, le centinaia di canzoni che non ho voluto citare appositamente, le esibizioni al Crossover di Chicago, i suoi 15 grammy award,i suoi 50 album, la forza di chi il blues lo sente e non solo lo sapeva suonare, il suo Sud, Baele Street, la risata, tutte le canzoni che ho sentito nell’infanzia, one note, il blues, Lucille che piange silenziosamente.
Blues never die