martedì 23 dicembre 2014

Addio Mr Joe


È morto Joe Cocker, il "leone di Sheffield" e questa non è una buona notizia. Adoravo Joe Cocker, impossibile non amarlo e continuerò ad adorarlo perché una voce cosi non si può dimenticare e non tornerà più. E' stato un maestro di Soul, di Blues e di Rock puro ma è anche riuscito a infiammare il cuore di milioni di innamorati con canzoni romanticissime. Qualcuno ha detto che il suo era "un soul che arrivava dalle miniere", come a voler sottolineare la durezza del personaggio e anche il suo umile passato. Joe cocker batteva tutti in una cosa essenziale, la passione. Basta guardare un suo qualunque video per capire con quanto amore e calore si immedesimava nella sua musica.
Aspettavo un suo concerto italiano ma non ne ho avuto il tempo. Joe cocker era tra i bianchi la voce blues per eccellenza. Memorabile il duetto con Patty La Bella nella sua " You are so beautiful", da brividi, una delle canzoni più romantiche di sempre. Joe cocker mi ha sempre dato forti emozioni senza grandi sforzi. La sua voce resterà sempre impressa nella mia mente. Non c'è qualcosa di particolare che mi ha colpito di lui, era semplicemente Joe Cocker. Ho passato ore a guardare le sue performance. Non si può affermare che fosse un grande musicista, perché non lo era,  ma la sua rauca e impressionante voce è stata unica.
La sua passione e le sue espressioni facciali,  il modo in cui muoveva le mani, girando le dita su se stesse, il sorriso a denti stretti e il suo immancabile bicchiere di birra durante i concerti.
Milioni di persone hanno cantato e ballato la famosissima " you can leave your hat on" di nove settimane e mezzo o la sua versione di "Unchain my heart".
È sconvolgente la sua esibizione di Woodstock accanto ai più grandi chitarristi degli anni settanta.
Ha condotto una vita estrema Joe cocker, è caduto nel giro della droga e ed è stato schiavo dell'alcol per tanti anni. Ultimamente stava tornando a vivere ma è stato troppo tardi. Vinse anche un grammy con "Up where we belong" la canzone che lo ripropose al grande pubblico. E ancora "With a little help from my friends" e la Cover di "She is my lady".
Lascia un vuoto enorme tra gli appassionati di blues e di rock britannico.
Miss you so much Mr Joe.


mercoledì 17 dicembre 2014

La Transiberiana, tra Mosca e Pechino in treno

da "Senza Volo, storie e luoghi per viaggiare con lentezza" di Federico Pace
http://senzavolo.it/la-transiberiana-da-mosca-a-pechino-in-treno







È il gigante più grande di tutti e chiede la più grande porzione di pazienza possibile a uomini e donne. Pechino, la Mongolia, il lago Bajkal, la Siberia, gli Urali e Mosca. Contenere tutto insieme sembra impossibile. Lungo questa mastodontica strada ferrata capita di trovare le distese che l’occhio da solo non riesce a cogliere. Chi l’ha percorsa in un verso o nell’altro ha provato, invariabilmente, una specie di sfinimento e annullamento. La vastità dei paesaggi, i sei fusi orari, il bianco e il gelo. Forse perché cercare l’anima di un continente è impresa difficile, ma cercare di capire qualcosa, come accade sulla Transiberiana e sulla Transmongolica, di due popoli enigmatici come quello russo e cinese, è forse impossibile. La ferrovia attraversa l’Europa e l’Asia per quasi diecimila chilometri. E per andare da Mosca a Pechino ci si impiega un tempo che sembra quasi non finire mai.
Per la costruzione, che iniziò nel 1891, del tratto che va da Mosca a Vladivostok ci vollero quasi trent’anni. Gli inverni lunghissimi, la fatica immane e la paga misera. Alla fine vi lavorarono anche i condannati ai lavori forzati. Lo zar Alessandro III scelse il decimo anniversario di incoronazione per dare avvio ai lavori e volle che lo scartamento (ovvero la distanza tra le parti interne del binario) fosse diverso da quello dell’Europa e della Cina. Poi in seguito vennero realizzate la Transmongolica e la Transmanciuriana che la collegano alla Cina.
Per chi parte da Mosca dalla stazione Yaroslavsky, edificio costruito in stile neo-russo, il treno prende il via poco prima della dieci di sera e arriva alle sei del pomeriggio a Perm, la città europea che sta più a oriente di tutte. Poi, Pervouralsk dove c’è la stele che segna il confine dei due continenti. Il giorno successivo quando si arriva a Omsk, è già Siberia, già pianura infinita. Ed è gia un altrove remoto e affascinante.
Lo scrittore e grande reporter Ryszard Kapuściński, nell’inverno del 1958, ha viaggiato a bordo della Transiberiana nel verso che va da Pechino a Mosca. Il treno oggi parte da Pechino alle undici di sera e corre verso est per arrivare a Shenyang alle nove del mattino e poi a Harbin alle tre del pomeriggio. Poi taglia la Manciuria e sale verso il Grande Khingan, varca il confine e arriva a Cita verso le nove del giorno successivo. Quel viaggio lo fece a cinque anni dalla morte di Stalin, nei tempi in cui esisteva ancora il vecchio impero sovietico e la Cina era un gigante insonnolito.
Nella Siberia meridionale, il treno corre per oltre duecento chilometri lungo l’immenso lago Bajkal. Un lago dalle profondità infinite. I suoi abissi sono i più profondi al mondo e scendono fino a oltre mille e seicento metri. Proprio questo fu l’ultimo tratto che venne costruito della ferrovia. Il più difficile di tutti. Le montagne alte oltre duemila metri, il lago ghiacciato e le tempeste improvvise. Si pensò di evitare di costruire la ferrovia e per alcuni anni si provò a trasportare il treno su un gigantesco ferry boat. L’impresa non riuscì. Alla fine la ferrovia venne costruita e i tunnel aperti con piccozze e candelotti. Kapuściński, il lago Bajkal non riuscì a vederlo. Neppure per un istante. Ci passò di notte e, nel finestrino, riuscì a cogliere solo una macchia nera.
Il treno arriva nella capitale della Siberia, Novosibirsk. La città all’inizio era sorta come semplice centro per la costruzione dell’immensa ferrovia. Oggi è il maggiore polo culturale della Siberia e ci sono oltre un milione e quattrocentomila di abitanti. Da qui mancano ancora 3303 chilometri a Mosca e tre giorni di viaggio. Per Kapuściński, a questo punto, la cosa più difficile da sopportare fu lo sferragliare delle ruote. Nel fracasso, notò Kapuściński, «ci si è imprigionati dentro come in una gabbia sgangherata e traballante».
Oggi la Transiberiana pare un grande mercato. Tutto si vende e tutto si compra. Anche qui le distese sono infinite e l’anima profonda della Russia pare sfuggire. Persino a Kapuściński: «La Russia è sì uno spazio vasto e sconfinato, ma questa sua grandezza risulta così schiacciante da mozzare il fiato e impedire il respiro». Solo quando Kapuściński si avvicina alla stazione Jaroslavskij è preso da una specie di sollievo.
La Transiberiana è un’impresa paradossale. Fu voluta strenuamente dallo zar Alessandro III e poi dal figlio Nicola II. Ma venne completata solo nel 1916 quando l’impero implose.Si dice che la rivoluzione d’ottobre venne decisa, in quei giorni, durante un viaggio di sette giorni a bordo di un treno che nel 1917 proveniva da Zurigo e andava verso Pietroburgo. Su quel treno c’era Lenin.
Qualche anno dopo l’implosione dell’altro impero comunista avvenuta nel 1989, cinque anni dopo la caduta del muro di Berlino, Aleksandr Solzenicyn esule dal 1974, arrivò dagli Stati Uniti a bordo di un aereo fino a Vladivostok. Da qui Solzenicyn percorse tutta la Russia a bordo della Transiberiana in un andare lento senza tappe predefinite. Tutti i deportati lo salutavano alzando una rosa. Alla conferenza stampa poco prima di partire, Solzenicyn disse di volere fare quel viaggio per capire cosa era successo alla Russia e al suo popolo. Concluse dicendo di volere vedere la Siberia perché fino ad allora l’aveva vista «solo dal finestrino di un vagone di prigionieri».

giovedì 9 ottobre 2014

Into the wild


C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale...
(Tratto dal film Into the wild)

mercoledì 17 settembre 2014

Il pacifico a remi

"Prova percorsi alternativi, impara a guardare le cose da prospettive diverse e abbi il coraggio di prendere le tue strade."Alex Bellini

E' un libro straordinario quello di Alex Bellini, ma ancora più straordinaria è stata l'impresa che l'ha portato dal Perù all'Australia con una piccola barca a remi. Alex ha compiuto da solo l'epica traversata, l'unica compagnia era un'ora a settimana in collegamento con una radio italiana, il telefono satellitare per sentirsi con la moglie e gli uccelli e pesci che ogni giorno vengono a salutarlo. Alcuni vengono a scrutare le sue intenzioni altri vanno a riposarsi sulla sua testa nel centro dell'Oceano più grande del globo. 
Alex supererà dieci fusi orari, quasi ventimila km per un totale di milioni e milioni di remate. Una cosa incredibile. Come quando viene accerchiato da un gruppo di balene che lo accompagnano per qualche miglia e gli fanno passare ore tra l'incredulità iniziale e il panico successivo. 
Sono stati necessari 12 mesi di preparazione per questo immane sforzo ma soprattutto occorreva una enorme forza psicologica che si è dovuta manifestare decine  di volte per evitare di abbandonare la traversata.
 "Era come se il mondo delle terre emerse fosse scomparso d'improvviso", con queste parole Alex Bellini scrutava continuamente l'orizzonte alla ricerca disperata di una qualsiasi terra emersa prima e di una qualunque forma di vita poi. Esperienza bella ma difficilissima.
L'insegnamento che ci lascia questo libro è che il valore di un uomo non si misura con i traguardi bensì con i sogni. Così quell'Australia tanto attesa e desiderata passa in secondo piano quando si rende conto che il senso del viaggio è il viaggare stesso e non il raggiungemento di una meta. Bellissimo senso del viaggi. Nei lunghissimi dieci mesi di viaggio, la moglie non tarderà mai a spronarlo per andare avanti e compiere l'impresa. Un libro favoloso che consiglio a tutti.
Buona lettura.
 

Itaca

Itaca di Constantino Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

martedì 16 settembre 2014

Viaggio dentro ad Angola, L’Alcatraz del Sud

da "Corriere della Sera" di Marzio G. Mian


Gli uomini, tutti neri, sono chini e muti. Indossano pantaloni blu, casacche bianche o celesti, usano guanti gialli. Calzano stivaloni di gomma, in capo quasi tutti hanno calati logori cappellacci di paglia o berretti da baseball, qualcuno non smette il poco raccomandabile cappuccio della felpa. Se non fossero tenuti sotto tiro dalle guardie a cavallo sembrerebbero immigrati arruolati nella raccolta dei pomodori in Puglia. Dalla strada sterrata, senti solo qualche colpo di tosse provenire dal profondo del campo o qualche prolungato mugolio o sbuffo prodotto dallo sforzo dei più corpulenti nel momento d’alzarsi e deporre le grosse rape nei secchi; a fare attenzione il vento caldo porta a folate le note d’un soffocato canto lontano, laggiù nel campo – ma forse sono solo i fantasmi di questa ex piantagione, una delle più infami del Sud e della Louisiana, coltivata da schiavi provenienti soprattutto dall’Angola, un nome che divenne una garanzia di maledizione sia per i neri condotti in catene a raccogliere il cotone sia per i detenuti tradotti in catene quando Angola, ai primi del Novecento, divenne il più grande carcere di massima sicurezza degli Stati Uniti, 7.300 ettari, 73 chilometri quadrati, più esteso di Manhattan.

No, non è un film

Un luogo dove la sofferenza imbratta ancora la terra: nel 1951 trentuno detenuti si tagliarono i tendini d’Achille per protestare contro le brutali condizioni. “Benvenuti nell’Alcatraz del Sud” dice con orgoglio Gary Young, ex secondino, la nostra guida in questa visita esclusiva nel carcere più raccontato del cinema americano, da “Dead Man Wolking” a “Monster’s Ball” al “Miglio Verde” a “Il mago della truffa” a “Jfk”. Dei 6.300 detenuti 5120 non usciranno mai da qui: moriranno con un ago in vena nella stanza delle esecuzioni, oppure – condannati al carcere a vita – se ne andranno quando sarà la loro ora; ma non varcheranno lo stesso il cancello, perché la cassa d’abete palustre costruita dai compagni della sezione falegnameria, i quali da quattro anni hanno smesso di costruire comodini e assemblano solo bare, verrà deposta nella terra rossa di Angola. “I primi ad abbandonare il prigioniero sono i compagni della banda, poi la moglie, poi gli amici, poi i figli. Quando muore la madre non viene più nessuno. Dietro il feretro solo i compagni di cella e il pastore. è sempre molto commovente e intenso” dice Young. Chi è uscito con le sue gambe è Glenn Ford, 64 anni. Era nel braccio della morte da 30 anni, proprio come i fratelli McCollum rinchiusi in Nord Carolina e liberati il 2 settembre scorso grazie alla prova del Dna. Glenn in aprile è stato riconosciuto innocente dall’accusa di omicidio e vittima di discriminazione perché condannato a morte da una giuria di soli bianchi.

La cura di mister Cain

“La giustizia degli uomini non è quella di Dio. Ma la cosa bella” assicura Young “è che qui con la nostra riabilitazione morale si muore comunque nella grazia di Dio. Poi ognuno andrà nel posto che gli spetta, Inferno o Paradiso, dipende, ovvio”. Infatti Angola è, secondo una recente denuncia dell’Unione americana per le libertà civili, “un centro d’integralismo cristiano” perché il controverso direttore Burl Cain ha lasciato mano libera ai predicatori, ha imposto la costruzione di cappelle in ognuno dei cinque “padiglioni” recintati di Angola e lo studio della Bibbia, anzi un vero e proprio seminario obbligatorio che forma pastori e dj per la radio del carcere che spara a palla prediche e gospel 24 ore su 24 (prima di Cain la radio era segnalata anche da Rolling Stone magazine per la sua sofisticata e laicissima playing list, soprattutto per il rock). Sta di fatto che quello che era il carcere più violento d’America è diventato, dopo la sacra cura, un esempio di redenzione e convivenza: “Oggi è lunedì” dice Young “bene, per tutto il fine settimana non c’è stata nemmeno una zuffa. Da quando è arrivato mister Cain le violenze sono calate dell’85 per cento”. Nel 1995 hanno registrato 799 aggressioni tra detenuti e 192 attacchi alle guardie, quest’anno solo 53 incidenti gravi tra galeotti e 15 ai danni dei carcerieri. Nelle carceri della Bible Belt, soprattutto qui in Louisiana – leader mondiale nei posti letto in galera, 13 volte più dell’Iran (un nero su 14 a New Orleans è dietro le sbarre) – e per la destra religiosa americana il potente Burl Cain è intoccabile almeno quanto la pena di morte.
Difatti Burl Cain e la morte s’incontrano, accade quando è l’ora dell’iniezione: lui è lì puntuale che tiene la mano al condannato. Burl Cain è l’ultima visione del condannato prima di chiudere gli occhi. E’ stato dopo la prima esecuzione che Burl Cain ha deciso di dedicare la sua vita a Cristo, di “far rinascere i criminali in Cristo”, in un certo senso di essere Cristo: “Ho sentito che quell’uomo stava andando all’Inferno e che avrei potuto evitarlo” ha detto a Time. Ha anche confessato che sua moglie intende lasciarlo perché “non vuole vivere con un killer”. Il suo predecessore, Murray Henderson, è ancora ad Angola, ma come detenuto, perché ha ammazzato la moglie con cinque colpi.

Niente rete, ma alligatori

Questa Alcatraz, dove ci sono detenuti in isolamento, “solitary confinement”, da 30 anni, occupa una penisola che s’allunga nel Mississippi in uno dei punti dove esso è più largo e veloce, neanche avesse fretta, dopo aver sfiorato la sinistra Angola, di raggiungere il Golfo del Messico e annullare così le acque melmose e i brutti ricordi accumulati lungo gli oltre quattromila chilometri di viaggio, nell’immenso Oceano blu. Il lato non bagnato dal Grande Fiume non ha nemmeno la rete: è invece una giungla paludosa e implacabile, infestata da serpi e alligatori. Questi ultimi pare siano migliaia poiché qui hanno la certezza di non essere seccati dai cacciatori, tenuti lontano dal terrore di udire – come narrano i racconti gotici della Louisiana – le urla terrificanti delle anime di tutti quei detenuti che fino a un paio di decenni fa sparivano improvvisamente nel nulla, nè ricercati nè reclamati, dimenticati da tutti, come d’altronde accade ai problemi risolti. “No signore, da qui non si può fuggire” garantisce Young. “Due settimane fa ci hanno provato in tre, dopo 15 minuti erano già in cella di punizione e tra un anno passeranno in isolamento”. C’è stato solo un caso nel 1956, fuggirono in cinque, un corpo venne pescato dal fiume, un evaso venne catturato in Texas e disse di aver visto affogare due compagni di fuga, ma gli uomini dell’allora direttore Maurice Sigler trovarono le chiare tracce di tre uomini oltre il Mississippi.



I fantasmi della piantagione

Forse la cosa più feroce di questo luogo, la vera condanna, è la sua immensità, che offre l’illusione d’appartenere ancora al mondo e alla vita, di condividere l’orizzonte e le nuvole e i temporali con tutti gli altri uomini liberi, invece chi sta qui viene contato 23 volte al giorno e viene pagato 4 centesimi l’ora per il lavoro forzato nei campi – in rapporto molto meno degli schiavi dell’antica piantagione. L’80 per cento dei reclusi sono qui per delitti atroci e violenti, assassinii, stupri, rapine finite nel sangue. Eppure a vederli tutti insieme non si pensa all’eccezionale concentrazione di male e peccato disseminati in qualche ettaro, ma colpisce invece che nessuno di loro osa guardarci; impossibile incrociare i loro sguardi, forse non sanno più guardare: continuano a cogliere rape con un ritmo stanco e meccanico. Le guardie a cavallo nel campo sono tre, due bianchi e un nero, eleganti, armati di fucili a pompa e di occhi capaci di perlustrare anche i pensieri. Una guardia, o un “freeman” nel gergo dei detenuti di Angola, si apposta sugli argini e di fucili automatici ne ha due, uno per mano. Vengono in mente i sorveglianti delle piantagioni, carabina e scudiscio. E non è l’unico rimando stando alle recenti inchieste del Times-Picayune di New Orleans, secondo cui i detenuti sono i “nuovi schiavi” della Farm, come viene anche chiamata Angola, perché produce quarantamila quintali di verdura, coltiva frumento, mais e soia, alleva 2.500 capi di bestiame, e solo in minima parte tutto cio’ viene utilizzato per la sussistenza dei detenuti della Louisiana (“tre pasti al giorno ci costano in totale appena un dollaro e mezzo” dice orgoglioso Young), ma sono commercializzati da una azienda privata nei supermercati, mentre Angola riceve milioni di dollari di fondi pubblici, quasi centomila dollari l’anno per detenuto. Eppure l’amministrazione è stata chiamata a tagliare il budget: non potendo ridurre le guardie speciali, ha eliminato una ventina di uomini non essenziali, sostituendoli con delle belve, cioè dei lupi ibridi, che da due anni pattugliano di notte le recinzioni dei settori più sensibili.

Le notti di William Hurt

Nel braccio della morte non c’è l’aria condizionata. Una decisione presa da Burl Cain nel 2006 quando si è resa necessaria una ristrutturazione delle celle che ospitano 88 morti che camminano. D’estate si possono raggiungere i 42 gradi e quindi per questi uomini chiusi in cella per 23 ore al giorno è una ulteriore tortura; tre di loro, malati, lo scorso anno hanno denunciato Cain e il processo è ancora in corso. Ma tra i commenti sul sito delTimes-Picayune nessuno menziona il direttore: “Aspettiamo quando avranno l’ago in vena e allora sì che andranno dove fa molto caldo” scrive Ronnie Tuttle. “C’è un solo modo per rendere utili questi tre criminali, che presto i loro cuori e reni vengano donati a chi ne ha davvero bisogno” è il consiglio di un tale che si firma Dafunkystuff; mentre Bill60 fa il pietoso, “poverini, perché qualcuno non gli porta un gelato?”. William Hurt ottenne di passare tre giorni e tre notti in una di queste celle nel 2008 per prepararsi psicologicamente per il film “The Yellow Handkerchief”. “E’ orribile, è impensabile come l’uomo abbia inventato una macchina della sofferenza come questa” disse. La cosa che lo colpì di più fu che i detenuti potevano giocare a scacchi tra di loro senza mai vedersi in faccia, solo le mani uscivano dalle sbarre. Niente tv, ma solo Bibbia. In attesa di dire addio al mondo guardando Burl Cain negli occhi.

domenica 24 agosto 2014

Usa 2014

Vienna gate 36 ore 16.30 24 agosto 2014
Le canzoni di oggi sono tante ma ne elenco solo tre:
- Don't think twice Its all right
- You'll never walk alone
- The House I live in

È finita e va bene così.  È stata una bellissima esperienza ed ora sono in aeroporto ad aspettare l'ultimo volo che mi porta a Milano. Il volo di ritorno è andato bene solo che non dormo da 36 ore e sono molto stanco, ho fatto anche un giro a Vienna,  città elegantissima e di altri tempi ma questo è il saluto all'America quindi di Vienna non ne parlo. Siamo esausti abbiamo fatto 14 giorni come avevamo sempre sognato, senza regole tra gli Usa e sono riusciti perfettamente. Ci voleva tempo, pazienza,  le persone giuste e la passione. Siamo riusciti ad associare tutte queste cose e le cose sono funzionate. Siamo stati in strada per più di 3000 km in otto stati diversi e con una voglia di stupirci incredibile.  L'unica cosa che avevamo programmato era l'America,  nient'altro,  poi ci siamo accomodati nei motel trovati per strada o in quelli che avevo prenotato due giorni prima di partite, abbiamo mangiato quando avevamo fame e ci siamo fermati quando eravamo stanchi, abbiamo parlato con tutti quelli che incontravamo e ci siamo lasciati trasportare dagli usi e costumi della zona. La frase più gettonata da tony è stata " Tipico cibo della zona e birra della zona". Abbiamo visto la differenza tra le varie zone e capito tante cose di questa fantastica nazione. Ad onor del vero devo ammettere che quasi tutto quello che pensavo sugli Usa l'ho riscontrato in giro. Paese vastissimo, ore ed ore di macchina sempre con gli stessi paesaggi, a volte incontrando pochissime persone altre volte ritrovandosi al centro del mondo.  Questo viaggio lho pensato tante volte,  tantissime e lho disegnato in mente, lho fatto come lo volevo. Dovevo vedere Chicago e Nyc, ma volevo anche vedere la zona blues e il niagara. Ho fatto tutto.
Ora posso trarne le conseguenze e dare una lettura molto personale dell'America.  È un posto meraviglioso, ma penso sinceramente che si viva male, malissimo. Vive bene la gente che risiede nei Downtown e chi guadagna tanto. Abbiamo visto grattacieli enormi e luci tali da illuminare un continente ma abbiamo anche visto tantissima gente che vive appena ed altri che vivono nelle strade. L'America è crudele, non ti lascia scampo o guadagni bene o ti accontenterai tutta la vita. Ho visto anche una nazione che si trascina ancora la questione razziale, a st louis ci hanno costretti a restare in hotel avevano ucciso un ragazzo di colore i poliziotti ed era scoppiata una rivolta. Eppure questa nazione è stata la prima nazione del mondo proprio perché ha costruito il suo senso di nazione sulle tante culture che la formavano. In nessun posto al mondo hai il senso di appartenere a qualcosa quanto in America. Dopo aver fattp dogana io ero americano. Tutti dopo poco tempo che ci vivono si sentono americani. Ma l'America è anche uno stato meritocratico dove se tu vali guadagni e non occorre qualcuno che ti aiuti, questo lo percepisci subito da mille sfaccettature.  Oggi penso di aver una visione più completa del mondo e di poter affermare con certezza assoluta che il posto più bello al mondo è l'Europa. Nessun continente può battere la vecchia Europa per cultura ed arte, per accoglienza e senso di solidarietà. Tutte quelle bandiere viste nelle case di campagna degli americani mi hanno evidenziato un forte senso di appartenenza ma allo stesso tempo mi hanno ricordato tutte le guerre scatenate da un governo spesso guidato da idioti. Il popolo americano non c'entra,  spesso non c'entra.  È un popolo geniale per alcuni versi,  vedi internet, lo spazio, la scienza. Ma alcuni di questi lati negativi li ho visti e ci tenevo a sottolinearli.
Detto questo passo a tutto ciò che mi è piaicuto. Avevo programmato un tour che fosse accompagnato dalla musica blues e rock. Paradossalmente in questo viaggio ho ascoltato musica solo in macchina e non ho avuto nemmeno tempo di scrivere le cose che vedevo. Ho vissuto 24 ore al giorno per vedere e immagazzinare non per altro. Anche questo blog, ormai appuntamento di viaggio l'ho fatto spesso forzatamente perché un giorno voglio rileggerlo e confrontarlo con gli altri viaggi.
C'è una canzone di Frank Sinatra che si intitola The House I live in e che spiega al meglio l'America,  io adoro quella bella versione di Patty LaBella e consiglio a tutti di ascoltarla. Ecco questo mi è piaicuto, i bambini nei parchi,  il centro di Chicago ordinato e pulito, i locali in cui si fa musica vera, la gentilezza della gente, il verde, i panorami,  i ragazzi che giocavano a football a nord, il Michigan, la ChinaTown più vera che abbia mai visto,  i ponti dentro cui si perdevano i grattacieli e i fiumi che si versavamo sul lago. Città bellissima Chicago,  ci tornerei altre cento volte, perché merita tantissimo e non riesco a capire come la gente preferisca sempre e solo NYC e LA.
La Old Route 66 e i paesini dispersi dove vivono 20 persone e c'è una chiesa, una locanda per i turisti che fa anche da meccanico e distese enormi dove si perde il tramonto. Noi cercavamo l'espresso e quelli non sapevano nemmeno cosa fosse. Strada lunghissima e con limiti si velocità molto rigidi, passa tutti paesi della nazione fino ad arrivare in California. Farla tutta è un'impresa.  Bellissima e magica
St Louis, posto bello solo perché ci passa il Mississippi e perché ci vive Chuck Berry e il suo Locale. Il famoso Arco non mi ha colpito minimamente e le chiesette valgono poco meno delle chiese di campagna italiana. Sopravvalutato.

Memphis, un posto incredibile. La gente vive per la musica e per le attività del Mississippi, mai visti tanti musicisti in una strada quanto a Beale Street. Emozionante,  blues verissimo e pelle d'oca,  gente che si lascia trasportare dalla musica a qualunque ora. Se parli male di Elvis in Tennessee non esci vivo, è semplicemente il loro Dio. Solo entrare a Graceland rende l'idea. Chi è appassionato di musica e non ci va si perde una cosa unica al mondo.
Nashville, altra città della musica.  Strada intere piene di locali country,  Johnny Cash in ogni casa e tutte le vie dedicate a musicisti. Surreale
Niagara Falls, uno spettacolo unico,  dopo Fraser Island è il posto naturale più bello che ho visto, la forza della natura in tutto il suo splendore.  Di notte da morire.
Nyc, ci torno prima possibile. Una delle città più belle al mondo e non parlo di luci, soldi o shopping.  Parlo dei suo palazzi, dell'arte Deco ovunque,  della sua Grand Central, Soho, Greenwich village, Brooklyn Bridge, Central Park, Brooklyn H., Est village. Con questa città devi entrarci in sintonia per apprezzarne le bellezze artistiche, ci vivrei.
Infine un ringraziamento lo devo fare a Bob Dylan,  Patty Labella, Elvis, Marc Knopfler, Jimmy Hendrix, Johnny Cash, Beatles, Blues Brothers, Buddy Guy, Bb King, Bruce, Stones e tutti
gli artisti di strada che ci hanno accompagnato in questi 14 giorni, i due anziani di colore che ballavano a Memphis senza freni, quello del negozio di dischi che a 90 aveva la  maglietta con scritto "Sweet Home Chicago", il cowboy che arrivando in motel ha parcheggiato il pick up e  lasciato gli stivali fuori dalla camera facendoci vivere un film, la signora di Springfield che ci ha aiutato a trovare la casa di Lincon e poi non se ne andava più,  quelli che ci hanno aiutato cercando monete e quelli che ci hanno aiutato gratis, tutta la gente davanti la tomba di Elvis e quella la sera prima durante la veglia, il pompiere di origini italiane che era talmente contento di averci incontrato che ci ha fatto salire sul camion e chiamato i suoi amici per spiegarci la strada, tutti gli italiani che abbiamo incontrato e i ragazzi che giocavano a basket a Chicago,  i laghi tutti, i rapper di Harlem che ci volevano vendere per forza i cd, quello della Alamo e il suo My friends dont worry, la volta che ci siamo persi in Arkansas e si era rotto il navigatore e non passava una macchina nemmeno a pagarla, alla fine cercavamo solo sud,  Stefania e la sua faccia dopo ore di viaggio,  La faccia di alessio sulla Willytower, quella di Tony nei paesini dispersi, Stefania e il suo sorriso,  il blues man sotto la Grand Central Terminal, la biblioteca all'ultimo piano,  il mip sogno, la notte.
Alla prossima

sabato 23 agosto 2014

Nyc Nyc

Nyc 23 agosto 2014 ore 01.50
Le canzoni di oggi sono varie. Sicuramente Street of love dei RS, poi Concept of d. di Bob Dylan e un pò di rap di Harlem. Quella che è mancata a Nyc è la mia Don't think twice its all right

L'ultima notte è andata e dopo una giornata alla scoperta di questa straordinaria Città l'abbiamo passata prima in un ristorantino della 7 th strada e poi nel caos di Time Square. Domani rientro,  cosa molto grave,  ma mi riservo un ritorno qui in tempi brevi, la California chiama e uno stop a Ny non guasta mai.
La prima sera avevo fatto un'idea sbagliata di Nyc, oggi dopo due interi giorni a scoprirne le bellezze e alla ricerca di qualcosa che potesse stupirci posso affermare che questa città è stupefacente. Nyc non è Time Square e le limousine,  quella è la parte più brutta e dedicata ai turisti più classici, non a me. Dico questo con tutto il rispetto per chi lo preferisce  come anche per i   grandi brand  della 5 th strada,  ma io non cercavo questo. Cercavo bellezza, nel senso più stretto del termine, qualcosa da sentire dentro e l'ho trovata.  La 5 th ad esempio oltre ai famosi grandi brand è un'insieme incredibile di bellissimi palazzi e di grattacieli in stile novecentesco diverso dalla classica idea che c'è in Europa sulla grande mela. Vi assicuro che venire a Nyc solo per fare shopping può anche essere cool ma sicuramente non è niente di eccezionale,  da quel punto di vista vince Milano dieci a zero.
Stamattina ci siamo riposati di più,  esausti da 12 giorni a ritmi forsennati. Appuntamento alle nove in reception e poi ci dividevamo. La giornata era dedicata a noi, ognuno faccia ciò che vuole. Tony se n'è andato a Washington e Alessio in giro per la Midtown e il Central Park. Io e ste prima siamo andati ad Harlem alla ricerca disperata di una messa o di uno spettacolo gospel, impresa impossibile nei giorni di settimana, nemmeno a chiederlo ai soggetti meno raccomandabili del quartiere a nord della città. Niente da fare, tornate stasera (zona poco raccomandabile di notte) oppure domenica. Abbiamo allora visitato il quartire che si estende tra le due immense boulevar che portano il nome indicativo di Martin Luther King o 125 th e la Malcon X. Ho visto il famoso Apollo, teatro simbolo del Gospel d'America e negli ultimi anni anche del rap. Poi siamo passati dal museo di cultura black ed infine nella chiesa simbolo del gospel mondiale situata nella 124th. Infine un giro tra i negozi e via a Brooklyn. Avevo il pallino in testa da giorni, dovevo rivedere il quartiere più popoloso di NY. Siamo scesi a Brooklin H., zona signorile ed elegante,  ci siamo gustati un caffè nei localini della zona e poi abbiamo attraversato il mitico Brooklyn Bridge. Da brividi, si affaccia sull'isola ed è pieno di pedoni e di turisti che si godono la vista. Ero felice per il semplice fatto di essere sul ponte più famoso al mondo. Siamo risaliti dal cuore finanziario ed istituzionale della città e dopo aver ripreso la 7 th ci siamo incamminati verso Soho. Questo e il Greenwich Village sono secondo me i quartieri più belli ed eleganti di Ny. Sei a pochissimi isolati dalla 7th ma l'atmosfera è surreale e la bellezza è palese. Relax, botteghe signorili, zona residenziale, cafè elegantissimi. Ci siamo gustati le piazze e le vie e ci siamo addestrati nel Village che viene tagliato dalla trasgressiva Washington Square. Questo è il quartiere dove hanno iniziato ad esibirsi nei localini Bob Dylan e Jim Hendrix. Potevo mangiare in un'altra zona? Ovviamente no. Quindi visto che erano le 4 ci siamo fermati a pranzare la. Siamo ripartiti subito ed abbiamo imboccato la 5th. Palazzi da morire, non esiste uno solo di quei palazzi che non meriti di essere visto almeno una volta nella vita, dall'eccentrico Flatiron Bulding all'elegantissima Met Life Tower, dal famoso Empire State Bulding alla Libreria Pubblica di Ny. Rockfeller center e le chiese le abbiamo viste per la seconda volta.  Infine dopo una decina di km siamo arrivati al Moma, esposizione unica la mondo di arte moderna. Bellissimo vedere a 50 cm i V Gogh e Cezanne, A. W. con la sua Marilyn e De Chirico,  tantissimi altri pittori e scultori di elevatissima caratura.  Carino anche il giardino di pertinenza. Alla fine Stefania voleva farmi causa perché stava perdenso l'uso dei piedi. Ho apprezzato tantissimo la visita di oggi alla città,  e dopo che stasera abbiamo mangiato, io e tony siamo andati a Time Square a sederci nei gradini rossi della piazza più illuminata al mondo. Domani pomeriggio si riparte e già Nyc mi manca tantissimo.

venerdì 22 agosto 2014

I ♥ NY

Nyc ore 01.30 dek 22 agosto 2014
La canzone di oggi è Empire State of mind di Alicia K. E J A.

La canzone di oggi è la dichiarazione d'amore che A.K e J A. hanno fatto alla grande mela, ma la mia personale è Imagine come la scritta che c'è al Central Park in ricordo di John Lennon. Oggi è stata una bellissima giornata,  oggi è stata un giornata intensissima tra le bellezze di NYC, immersi nella maestosità della sua isola più famosa, tra le mille strade e i bellissimi palazzi.
Mi è piaciuta tantissimo oggi la grande mela, l'ho vissuto per venti ore di seguito senza fermarmi mai cosi come fanno i suoi abitanti, questa città è incredibile,  non dorme veramente mai. Milioni di turisti,  migliaia di lavoratori notturni, tantissime culture, mille modi di affrontare la vita che poi hanno fatto grande questa città. L'insieme delle culture ha creato la città più desiderata al mondo, tanto per ricordare ai dementi che fomentano la paura verso il "diverso"che la forza vera di una città,  di una nazione, di un popolo non è la paura o la chiusura mentale. Continuando a coltivare il proprio orticello si ci finisce per rinchiudersi dentro senza poter nemmeno immaginare cosa c'è fuori. Si può immaginare un mondo migliore,  ma per farlo occorre fare un mix di tutte le forze e i buoni propositi. Mi piace Nyc, mi è piaciuta tantissimo oggi e non mi è piaciuta Time Square. Sono restato impressionato più di tutti dalla Grand Central Station, una bellezza assoluta,  poche stazione a livello mondiale penso abbiano l'eleganza e la bellezza di questo capolavoro.  È impressionante l'entrata ed ancora di più il piano sotto,  Capolavoro assoluto.
Mi è piaciuta la quinta strada piena di palazzi da morire e chiesette fantastiche, come St Patrick.  Mi è paiciuto troppo il Village e i suoi localini, l'aria che si respirava e la resistenza dei suoi abitanti ai grattacilieli.  Mi è piaicuto Wall Street che mischia alla perfeziona i grattacieli dei bancari della grande mela con palazzi liberty e Decò che sembrano disegnati. Sono restato colpito dal Rockfeller Centee e dal World Trade Center. Da una tragedia hanno costruito un memorial capace di far riflettere chiunque passi da li. Due immensi spazi lasciati volutamente vuoti trasformati in fontane da cui l'acqua viene risucchiata e con intorno tutti i nomi dei morti negli attentati del 9/11.
Nyc ha anche i suoi lati negativi,  perché è sporchissima rispetto a Chicago o a qualunque grande città europea, perché la statua della libertà è la cosa più sopravvalutata che ho visto nella mia vita, perché si vive male in questa città, perché ha un numero esagerato di barboni anche se la polizia cerca di naconderli, perché Little Italy è falsissima.
Mi è piaicuto il Central Park e non perché abbia qualcosa di particolare, ma per la surreale quiete che si vive a ridosso della quinta strada. 
Ho capito che non potrò vedere tutte le cose che mi ero prefissato ma domani
cercherò quantomeno di vedermi un buon tramonto dal Brooklyn Bridge e un giro tra Harlem e qualche grattacielo, alla fine andrò al Moma perché non posso venire a Nyc e non andarlo a vedere. Per il resto c'è sabato mattina e il prossimo appuntamento con questa unica città. 

giovedì 21 agosto 2014

Niagara Falls

Sveglia alle 7.30 in modo di essere alle 8.00 pronti per andare. Entriamo nuovamente in Canada e ci gustiamo le famosissime cascate, sicuramente uno dei posti più belli al mondo. Ieri sera era suggestive per la luce ma oggi non sono da meno. Una massa incredibile di acqua, un luogo da vedere assolutamente almeno una volta nella vita. Facciamo il tour e barca e ci bagniamo completamente,  esperienza fantastica.  Giriamo per la bellissima cittadina canadese trasformata in una piccola Las Vegas, giochi di luci, luna park e casino.  Caffè e partenza per St Cathirine che dista una 30ina di km dal confine. Classica città canadese,  silenzio surreale e due chiesette anglicane in centro,  verde ovunque e il Lago Ontario sullo sfondo. È tardissimo ci aspettano tante ore di macchina. Torniamo verso gli Usa, restiamo bloccati più di un'ora alla dogana. Pranzo e ripartiamo.
Mentre scrivo siamo a circa due ore da Nyc e qui finirà il nostro on the road, ora solo due giorni e mezzo di giro della città.  Onestamente penso che questo sia stato un viaggio coraggioso,  molto coraggioso. Una cosa è progettarlo, un'altra è stare per più di 3000 km nella strada. Ne ho apprezzato tantissimo il senso, ho vissuto tutta questra strada con passione, ho visto mutare i paesaggi di questa immensa nazione e le mentalità.  L'America è bellissima, credemi e più dell'America classica fatta di luci e grattacieli, lo è quella vera, verissima dei villaggi con due contadini,  dei piccoli comuni dell' Arkansas, del sud del Missouri,  dei nuovi cowboy che arrivano nei motel parcheggiamo il Pick-up e lasciano gli stivaloni fuori, quella che stiamo vedendo nella Pennsylvania con paesaggi verdi e cittadine ordinate sui fiumi e sui laghetti, quella dello Stato di NY che dista nove ore dalla Grande Mela, uguale al Canada, questa esperienza è stata bellissima. Ora non ci resta che goderci NYC la città più ambita al mondo.

NYC ore 3.00
Siamo arrivati alle 11 pm abbiamo cercato un parking ed abbiamo fatto il check in. Siamo subito usciti, il nostro hotel è a 200 metri da Time Square, l' hotel sembra quello dei film di horror " non entrate in quella stanza"ma va bene cosi, più centro di cosi non si può.  Io, alessio e tony siamo usciti a Brodway tra i teatri e dopo l'ultimo caffè della giornata e un giro veloce siamo rientrati. In giro una confusione da brividi, eppure è notte e un semplice giorno di settimana. Nelle ultime 48 ore abbiamo viaggiato per 23 ore in macchina, siamo stanchissimi. Domani sveglia alle 8 e due giorni di relax per Nyc, ci siamo lasciati liberi questi due giorni appositamente,  ognuno farà quello che vuole. Io voglio dedicare domani alle attrazioni principali della città e dopodomani salire in un grattacielo, Harlem per la messa gospel e giro in battello dell'isola.  Sabato shopping libero con Ste poi si rimpatriata.  Non ce la posso fare.

mercoledì 20 agosto 2014

New Jersey, Pennsylvania, Stato di New York, Canada

Niagara Falls ore 02.20 La canzone di oggi è Money Pink Floyd

Pochi minuti per raccontare oggi. Check-out alle 7 e ci dirigiamo al bar per colazione.  Brooklyn già ad inizio mattina è sveglissima. Il tipo del bar è un simpatico anziano che vedendoci perplessi per il caffè fatto e c'è fa subito un altro molto ristretto Il caffè in America è un dramma.  Il nostro fornitore ufficiale è Sturbucks, immaginate gli altri. Cerchiamo una soluzione,  siamo fuori dall'hotel con la notte scoperta e non ci sono tour.  Decidiamo di chiamare un taxi ed andare in un Rent Car per prendere jna macchina.  il tipo americano che ci consiglia la rent Car americana è con un pick up da film, non resisto gli chiedo di farci fare in giro e ci porto a brooklyn fino ad una rent car, ci saluta festosi e affittiamo una Hunday, non chiedetemi il modello. Usciamo da Nyc dopo due ore, sbagliamp strada e ci ritroviamo in nww jersey, lo facciamo tutto e imbocchiamo la Pennsylvania per almeno 100 miglia. Paesaggi da morire.  Poi saliamo a nord e rientriamo nello stato,  450 km e siamo a Buffalo, ovvero a 20 km dalle cascate del niagara. Uno dei posti più belli che ho visto nella mia vita. Troviamo un motel lasciamo le valigie e scappiamo in Canada. Posto assurdo.
Totale 11 ore di macchina, 5 in giro. Distrutto.
A domani

martedì 19 agosto 2014

Nyc

Nyc 19 agosto 2014 00.25. La canzone di oggi è "New york new york" di F.Sinistra.

Non posso scrivere bene di Nyc oggi per due semplici motivi, siamo stanchi dopo 2000 km ed abbiamo visto poco. Racconto solo le prime impressioni e la giornata di oggi. Dopo due ore di sonno alle 5am ci siamo diretti verso l'aeroporto internazionale di Nashville. Check in veloce e partenza su un piccolo aeromobile. Dopo nemmeno 3 ore di volo atteriamo a La Guardia Airport in Nyc, zona Queens. Prendiamo il primo taxi ed arriviamo all'hotel che avevo prenotato per stanotte,  una simpatica sistemazione a Brooklyn. Appena esci dall'aeroporto e guardi la vastità di questa città capisci subito perché è la città dei sogni. Moltissimi dicono di volerci vivere ma onestamente penso che pochi potrebbero e non mi riferisco al lato economico.  È vastissima NY, lo percepisci subito. Entriamo da Brooklyn e lasciamo le valigie per fare un giro. Brooklyn è come l'immaginario collettivo la pensa, bella ma  disordinata,  sporca e piena di palazzi da ristrutturare. Il downtown è più sistemato e la visione del famoso ponte è superlativo. Mi aspettavo di più comunque ripeto parlo solo di impressioni veloci dettate da tanta stanchezza. Stasera sono poco lucido. New york è carissima,  voglio sfatare il mito dei taxi economici.  Non lo sono e spesso cercano di appiopparti mance esose. A chicago abbiamo fatto il pieno di taxi a prezzi ridicoli. Arriviamo nella famosa isola che tutti sognano e devo dire che mi ha colpito parecchio.  Non avevo grandi aspettative ed invece mi sono dovuto ricredere. Vie bellissime pieni di palazzi storici accanto ai grattacieli,  la città che non dorme mai ha una confusione da India, impressionante il numero di persone che trovi in giro. Mi ha colpito la diversità di persone e l'aria di libertà che si respira, qui veramente è tutto concesso.  È una bellissima sensazione.  Dopo aver cenato in un ristorantino ci dirigiamo a Time Square e vi giuro  che è dieci volte più bella di come la pensavo,  illuminata tanto da poter dare luce ad un intero paese africano, strapiena fino a non poter camminare e bella fino a dire basta. Abbiamo cenato al Hard Rock Cafe che sembra la casa dei Beatles. Uno dei più belli al mondo,  ti lascia senza fiato. Poi siamo andati alla ricerca forsennata del tour per il Niagara e qui il primo grande intoppo, tutto sold out per domani, l'unico libero a 390 dollari a persona, improponibile. Alla fine siamo tornati in hotel stanchissimi, dobbiamo ancora smaltire il viaggio ma purtroppo domani affittiamo un'altra macchina e ripercorriamo altri 700 km al giorno, per un totale di 1400 in due giorni. Già so che sarà massacrante vista la strada fatta in precedenza ma è l'unica soluzione che ci era restata. Domani alle 6 sveglia e partiamo alla ricerca di un Rent Car.
La città è bellissima e piena di vita e tra due giorni al ritorno da Buffalo mi voglio godere gli ultimi tre giorni di questa Road Trip Usa in pace e senza grandi tour de force perché l'America stavolta l'abbiamo tagliata a metà ed un po di sano relax, anche se a Nyc non guasta.
See you soon

lunedì 18 agosto 2014

Nashville

Nashville ore 00.45
La canzone di oggi è senza dubbio Hurt di Johnny Cash e Against me versione country.

Poche ore e voliamo a New York City, poche ore e ci separiamo dalla nostra macchina, fedele compagna di viaggio che ci ha fatto macinare in pochi giorni più di duemila km tra percorsi stabiliti, improvvisati e devozioni temporane diventate interminabili.  Domani alle 6 am dobbiamo fare il check in e l'appuntamento con gli altri è alle 5 davanti al motel. Stamattina con calma siamo partiti da Memphis alla volta di Nashville. Altre 4/5 ore di macchina, i limiti di velocità sono rigorosi e non si può superare le 70 miglia nelle strade migliori, 55 nelle altre. Per altre qui intendono la Milano Serravalle.
Ci siamo fermati per pranzo a Jackson e poi via alla ricerca di un caffè decente all'interno della Lakeland del Tennessee. Nemmeno a dirlo che abbiamo macinato altre ore di strada inutili. Espresso non esiste, aspettiamo Nyc con speranza di um caffè.  Non si bada a spese.
Comunque oramai siamo con un ritardo perenne sulla tabella di marcia, quindi abbiamo cambiato il programma almeno risultiamo puntuali. Arriviamo tardi a Nashville e capisco subito che questa città mi stregherá. Abbiamo poco tempo quindi doccia veloce e fuori alla rixerca ricerca della Brodway. Affollatissima e piena di locali di ogni tipo, da padrone ovviamente il country.  Tutti i locali hanno live Music e tutti hanno un cappello di cowboy, mi sembra di sognare. Dai semafori esce la voce di Johnny Cash, massimo rappresentante della città della musica, il museo in centro è dedicato a lui. In questa città costruiscono le famose Gibson e si produce il Jack Daniels. Tutte le strade hanno nomi di cantanti americani e ogni negozio anche qui come Memphis ha Elvis in copertina. Tutti i locali si chiamano Blues House, Country Cafe o Johnny cash bar. Anche qui c'è il BB king club e le due più importanti aree della città si chiamano Brodway via della musica e Music Road. Il fiume taglia a metà il centro e nella brodway alta sorgono fantastiche chiese battiste. La popolazione è meno accogliente di Memphis. Alla fine giro in centro, cena in una country roadhouse e Il partenone, l'ultima cosa che visitiamo e alla radio parte Amazing Grace versione Country. Abbiamo trovato la famosa stazione country che trasmette in tutta l'america il genere con sede in Nashville. Si sintonizza sul 105.5.
Tra pochissime ore lascio il sud di questo straordinario paese e già ho una nostalgia canaglia.

domenica 17 agosto 2014

La Memphis di Elvis

Memphis ore 01.30 am
La canzone di oggi è If I can dream

Memphis la più bella città del sud,  la più famosa via di locali blues e rock, la capitale mondiale del soul, la città di Elvis, Aretha Franklin, Johnny Cash, di tutti i blues man di Chicago,  la culla del Mississippi, non ha disatteso assolutamente le mie aspettative. In questo viaggio niente ha disatteso le mie aspettative, nemmeno i piccoli villaggi incontrati per strada, come quelli lungo la mitica highway 61 cantata da Bob Dylan, niente. Quando ieri ci siamo trovati in Arkansas senza nemmeno sapere perché e con il navigatore che non andava abbiamo detto " Ed ora dove cazzo andiamo?" C'era chi proponeva Texas ma la ragazza incontrata al bar ci ha scoraggiato, forse otto/nove ore di strada,  chi proponeva di vedere un po di Arkansas come se fosse un piccolo stato, alla fine dopo 9 ore estenuanti di macchina tra immense praterie e villaggi con cimiteri all'entrata,  cowboy stile film e musica country abbiamo trovato una cazzo di tabella che indicava Memphis Tennessee. Il Tennessee è proprio come lo descrivono, ricco di prodotti tipici quali birra e liquori, anche se abbiamo bevuto le solite Corona e qualche spina americana, verde e pieno di musica live. Memphis è bellissima come la immagina chi ama la musica. Ogni locale, ripeto ogni locale è pieno di gente che canta dal vivo. Tutto è blues e ritmo. Il 65 per cento degli abitanti è di colore e sono eredi dei lavoratori di cotone,  quelli che iniziarono da queste parti la rivolta per la libertà  In questa città è stato ucciso Martin Luther King, in un motel non molto lontano dal nostro. Siamo arrivati tardi ieri sera, con 7/8 ore di ritardo sulla tabella di marcia. Siamo arrivati stanchi, siamo ancora stanchi e penso lo saremo per molto tempo. Ma questa esperienza è fantastica. Chi non viene al sud nom capirà mai cos'è l'America,  resterà fermo all'immagine delle grandi città del nord e della California ma non avrà mai una visione completa. L'America vera, quella dei cowboy, delle praterie, dei deserti, dei grandi fiumi parla una lingua  diversa da quella delle grandi metropoli. Qui si respira un'aria genuina, country e molto vera.
Oggi abbiamo pranzato nella mitica Baele Street, una via che non ha paragoni,  decine di locali tutti con musica rigorosamente dal vivo. Noi ci siamo fermati nel locale del mito BB King, aria surreale e ottimi blues man sul palco.
Tutti i negozi hanno souvenir musicali, vendono cd e l'immagine di Elvis all'entrata.  In ogni negozio c'è una blues harp e una chitarra country.
Ma non potendo raccontare tutta la visita a Memphis preferisco raccontarvi la visita al Re di questa città.
Ci sono uomini che cambiano la storia per svariati motivi, alcuni perché fanno scoperte che cambiano il nostro modo di vivere, altri semplicemente per essersi battuti per un mondo più giusto. Spesso questi uomini vengono venerati,  osannati dalle folle, è un classico. Ma non ho mai visto tanto amore e ammirazione di uno stato verso un uomo, quanto quello degli Stati Uniti del Sud verso Elvis. Credetemi qui è Dio. Non esiste bar, motel, locale di ogni genere che non trasmetta per 10 ore al giorno la sua musica, non esiste abitante degli States che incontrandoci per strada e sapendo che eravamo diretti a Memphis non ci abbia nominato il Re, non si può spiegare cosa rappresenta Elvis per questi luoghi, anche i fan più sfegatati lo capiranno solo quando varcheranno il cancello di Graceland. Emozione immensa entrare nelle stanze della sua casa, vedere i mille vestiti e la gente arrivare da ogni parte del mondo solo per commemorare il suo 37 anniversario. Ieri sera c'era una città bloccata,  polizia che aveva chiuso la Elvis P Boulevar, l'immensa strada che porta a Graceland. Dal pomeriggio a stamattina alle cinque la casa aperta e decine di migliaia di fans con una candela venuti da ogni parte del pianeta. Chi ha portato la chitarra, chi un oggetto personale, chi semplicemente un sorriso.  Gente accampata che aspettava l'alba davanti alla house più visitata d'America dopo la casa bianca. Elvis ha cambiato la visione di vita di queste persone, gli ha regalato un sogno, una speranza, ha fatto ballare milioni di persone, ha distrutto barriere culturali, il primo bianco xhe che cantava gospel.  Oggi abbiamo visto le centinaia di assegni che staccava verso tutte le associazioni di volontariato,  gli aiuti quotidiani che dava alla popolazione di Memphis. Nessuno l'ha mai dimenticato,  è il loro Re, ed in Europa questo lato non si percepisce,  devi venire a Memphis per capirlo. Una fila ordinata di migliaia di persone per lasciare un fiore sulla sua tomba, le bandiere americane in ogni casa sono accompagnate da quelle con la sua faccia, un numero impressionante di ragazzi con i suoi basettoni e migliaia di gruppi vestiti come lui, maratone in suo onore, concerti e strade dedicate alla sua memoria, moto con il sio nome, abbiamo incontrato centinaia di persone con il suo volto tatuato e decine di targhe automobilistiche con il nome Elvis. Non è facile amarlo Elvis, c'è chi semplicemente non lo apprezza, chi invece lo ascolta distrattamente,  ma per capire davvero come ha cambiato il mondo si deve venire lungo il Mississippi.
Can't help falling in love

venerdì 15 agosto 2014

St Louis - Missouri

Highway 55 St Louis- Memphis, ore 13.30
Le canzoni di oggi sono C'est la vie e johnny be good.

St Louis è una particolare città al centro degli Stati Uniti, è la capitale del Missouri e un importante centro blues. Qui passa il mitico Mississippi, uno dei più grandi fiumi del mondo che sfocia poi in Mexico. Abbiamo impiegato una mattina a visitarla, poiché mentre scrivo siamo in viaggio verso il mitico Sud. Tappa di due giorni Memphis, la città dove è nato rock roll e blues. La terra promessa di migliaia di persone che ogni anno vanno a far visita al Re.
Ma restando a st Louis abbiamo visto il famoso Arco che sovrasta il Mississippi e  la vecchia Corte di città,  il palazzo delle ferrovie e il Jefferson Park. Poi ci siamo rilassati davanti al fiume simbolo ed abbiamo ascoltato un pò di jazz che il Navy Pier trasmetteva lungo le rive del fiume. St Louis è la prima tappa che i neri del sud facevano prima di raggiungere Chicago. Molti restarono qui infatti il 60 per cento degli abitanti è di colore. Purtroppo in questi giorni si è scatenata una guerriglia urbana tra ghetti e polizia e quindi ieri sera non ci hanno fatto uscire. Siamo andati a bere una birra nel leggendario Blueberry Hilly di Chuck Berry dove c'è anche la Hall of Fame della cittadina. Locale caratteristico e pieno di sorprese, dalla Elvis Room dive si esibiscono i gruppi ogni sera alla Duck Room dove suona una volta al mese il padre del rock and roll. Posto da gustare.
Dopo abbiamo fatto la oramai immancabile sosta al Hard Rock Cafè della città,  famosa per le vetrate dedicate a Elvis e C berry. All'interno c'erano anche due gioielli appartenuti al Re. Alla fine siamo ripartiti sa questa città che sprigiona musica ovunque. Senza rimpianti,  ci aspetta la buona birra e il rock roll.
See you soon.

La grande bellezza.

St Louis ore 00.00 del 15 agosto 2014
Le canzoni di oggi sono The cowboy in me di Tim Mc Graw sentita in radio e tutto Bob Dylan ascoltato on the road.

Arrivati da poco a St Louis stanchissimi, abbiamo fatto all'incirca 11 ore di macchina. Ci siamo fatti tutta la mitica Route 66, la old che accosta la nuova route, la highway 55. È stata un'esperienza bellissima, cosi come la immaginavo.  Ci siamo fermati in tantissimi posti, abbiamo visto paesi museo e villaggi sperduti che solo nei film  o nell immaginario collettivo esistono. Ci siamo fermati in un villaggio disperso con solo una pompa di benzina a 100 miglia da Chicago e a 150 da Springfield. Abbiamo avuto il barbaro coraggio di bere  caffè in luoghi dispersi. Abbiamo assaporato la libertà di Kerouac, è vero, non so perché, ma questa strada ha qualcosa di magico. Centinaia di miglia con solo l'orizzonte davanti, sembrava infinita ma allo stesso tempo non avevamo voglia di finirla. Siamo partiti presto da Chicago e dopo aver attraversato i sobborghi a sud della Windy City, posti veramente poco raccomandabili,  non sono leggende, posti come Cicero e limitrofi sono sconsigliatissimi, abbiamo fatto la nostra prima tappa a Joliet, storico stop nella Mother Road. Caffè e risate in un piccolo baretto lungo la vecchia strada ed abbiamo incontrato un gruppetto di signore italiane che stavano attraversando la route. Una è la responsabile italiana per i viaggi nella strada più famosa d'America, mi ha lasciato il biglietto da visita ma giustamente io l'ho perso dopo 30 secondi. A joliet c'è il museo della route ma non abbiamo fatto in tempo a visitarlo e quindi siamo andati alla Joliet Prison, il famoso carcere dove hanno girato il film Blues Brothers e Nemico Pubblico.  Fantastico.
Siamo ripartiti dopo mezz'ora ma ci siamo subito rifermati in tutti i particolari paesini della zona. L'America vera, quella dei contadini che giravano il paese in trattore e che sono stati forse 3 volte nella vita a Chicago. Sensazione stranissima, trovarsi in America e capire che  a due ore da Chicago c'è un mondo completamente diverso. Abbiamo incontrato decine di motociclisti che si avventuravano e centinaia di automobilisti. Ogni negozio di questi dispersi paesini vende hot dog e sigarette, souvenir della route e acqua. Pochissimi conoscono la storia della strada, ancora meno i miti che l'hanno resa celebre. La route 66 è un mito europeo,  qui è semplicemente una vecchia immensa strada che collega Illinois alla California.  Le distanze sono enormi,  per fare due stati ci abbiamo impiegato un giorno intero,  ovviamente fermandoci varie volte per gustarci il sogno. È stato tutto bellissimo. Abbiamo viaggiato a ritmo di Blues Brothers, Bob Dylan, Bruce,  Elvis e alla fine abbiamo inserito anche i Queen.  Avevamo previsto di arrivare intorno alle due in Missouri ed invece alle sei di pomeriggio ancora eravamo a Springfield. Bella questa città,  niente grattacieli e tutto ruota intorno alla memoria del suo cittadino più illustre,  Lincon, presidente degli States che abolì la schiavitù.  Ho rinunciato a passare dal mitico Lewistown luogo di Spoon River, troppo troppo tardi. La route è un'esperienza mistica, non potevo aspettarmi di meglio,  qualcosa di veramente magico.
Questa parte di america vera è stata la cosa bella della giornata,  ma purtroppo ne abbiamo vista anche una di negativa. Siamo arrivati intorno alle 21 a st Louis e non siamo potuti uscire dall'hotel.  È una cosa incredibile ma vera. In città c'è il coprifuoco poiché tre giorni fa un poliziotto ha ucciso un ragazzo di colore.  Nelle periferie si è scatenata una guerriglia urbana e quindi tutti ci hanno sconsigliato di girare di notte. Stasera dovevo andare al Blueberry Hill, il locale di Chuck Berry ma viste le circostanze sono stato costretto a restare qui. Abbiamo visto di passaggio il Mississippi e l'arco simbolo della città. Abbiamo dovuto cenare nel Mc Donalds di fronte il motel e non vi nascondo che si respira un'aria pesante in città,  anche a pochi passi dall'hotel.  Questa cosa non l'avrei mai pensato,  l'America putroppo è anche questa. Sono un pò scosso perché non posso credere che nel 2014 succedano ancora queste cose.
Cmq poco da aggiungere,  domani mattina faremo un giro in centro e poi andremo a Memphis a visitare il Re. Questa terra ha il segno fortissimo di Elvis ed è incredibile che a distanza di tanti anni è ancora visto come il salvatore della patria. Andremo a Greceland, la seconda casa più visitata degli States dopo la casa bianca e poi ho tanta voglia di visitare la famosissima Bale Street.
Ora passo sono troppo troppo stanco.
Good Night

giovedì 14 agosto 2014

Windy City

Chicago 14 agosto 2014 ore 00.00
La canzone di oggi et Hoochie Coochie Man in tutte le versioni esistenti.

Chicago unica. Mi dispiace tantissimo lasciarla ma il viaggio deve continuare e il sud ci aspetta. Questa città la consiglierò a tutti, è una cosa che non si può scrivere, si deve obbligatoriamente vivere. Siamo stanchissimi, ritmi forsennati e giri notturni, visite a posti caratteristici e sorprese inaspettate ad ogni angolo. Tra tutte le città di cultura inglese visitate sin ora, Chicago è imbattibilmente più bella. Qualcosa mi porta a Sydney ma qui il livello artistico è superiore. Questa città la ricorderò per le distanze enormi. Ogni parco è decine di ettari ed ogni strada è infinita. Respiri un'aria strana,  un'aria di qualcosa di profondo,  la gente è fantastica,  accogliente, sorridente e molto easy. Questa città è come l'avevo immaginato. È molto difficile che l'idea che hai di una città corrisponda poi alla realtà, stavolta è successo. Questa città è vera, pochissime finzioni, le attrazioni turistiche sono quotidiane attività della gente,  ogni cittadino qui racconta una storia. C'è il dolore deu barboni di colore che invadono le periferie, c'è l'accoglienza dei passanti che ti aiutano a trovare qualunque strada, il sorriso dei commercianti che si sforzano a fartela amare più di Nyc. Qui c'è una gara interminabile,  ad ognuno che ho detto che Chicago è fantastica mi ha risposto "si più di Nyc". Loro la amano questa città,  penso sia una delle metropoli più vera d'America.  Già la amo anche io ma domani dobbiamo iniziare questa avventura sulla Historic Route 66, la strada madre.
La prima tappa ci porterà da Chicago a St Louis circa 400 miglia. Abbiamo conteggiato che tra viaggio e visite nei posti tipici più di mezza giornata volerà.  Andremo a visitare il museo della Route e i motel storici, ripercorreremo le strade di Jack Kerouac e vedremo i pochi drive in ancora esistenti. Negli Stati del nord non esiste il mito della Route come in sud ovest, sono due percorsi diversi. Domani vedremo.
Sono molto dispiaciuto di lasciare questa stupenda città,  i prossimi viaggi in Usa vorror tornarci. È veramente unica. Se qualcuno vorrebbe visitare una città tipica americana, vera e senza falsi miti venga qui. È una citta dai mille molti la Windy City, giratela in largo e lungo come abbiamo fatto moi, fino alla sfinimento,  ne balet la pena.  Fatelo di giorno e notte evitando le pericolosissime periferie. Oggi dopo aver prenotato la macchina ed aver mangiato un ottimo hot dog lungo il riverway ho girato per il centro e non potevo non guardare la bellezza del Loop. Piena di artisti questa città,  piena di gente vera.  Se qualcuno volesse visitare una grande metropoli americana e vedere come vive realmente la gente qui gli consiglierei Chicago.  Stasera eravamo alla WindyTower il più alto grattacielo d'America dopo la caduta delle Twin Tower e mentre ci gustavamo il tramonto e la città dall'alto siamo stati assaliti dalla tristezza per doverla lasciare. Veniteci non ve ne pentirete.
Abbiamo cenato alla House of Blues, un posto pazzesco, vero e non turistico come trovavo nelle recensioni.  Abbiamo mangiato bene ed ascoltato per qualche  ora ottima.musica.
Qui c'è anche la China Town più originale che ho visto. Una zona enorme dove la gente appena conosce l'inglese. 
Infine siamo stati a vedere la Union Station, famosa location degli "Intoccabili" il film con Robert De niro. Ovviamente foto di rito nella scalinata dove avvenne la famosa sparatoria.  Abbiamo ripercorso i luoghi e la vita di Al Capone, questo gangster aveva un potere enorme in quella che allora era la città più corrotta d'America.  Tutti i negozi hanno souvenir con la faccia del Boss.
Domani ore 7 sveglia intanto mi addormento con il cuore pieno di Chicago,  già mi manca.
See you soon.

mercoledì 13 agosto 2014

Chicago city

Che fantastica città Chicago,  non ha disatteso minimamente le aspettative. Non è semplicemente la città del Blues e dei gangster, a proposito stasera siamo andati a cenare al locale di Al Capone, dove il famoso gangster veniva a rilassarsi con gli amici, ma è anche uma città piena di arte e cultura. Moltissima l'influenza black, ogni singolo posto emana musica e canti afroamericani. La maggioranza della popolazione è di colore ma ovviamente con una concezione diversa di quella italiana, sono americani. Tanti anche quelli di origine italiana e tantissimi i cinesi. Favoloso il loop, forse uno dei centri città più belli che ho visitato, grandissimo, le distanze sono davvero abissali ed ogni singola via è lunga tante miglia. Una città piena di verde, il Lincon Park, l'equivalente del Central Park di Nyc, è grande quanto Siracusa. Sono felicissimo di aver scelto Chicago come prima tappa, cercavo l'anima blues ed ho trovato una città fantastica piena di storia, arte, cultura e movimento. È veramente grande e popolosa, altra dimensione rispetto alle città italiane, forse anche europee, Londra esclusa.
Mi piace lo stile di vita e la gente di Chicago,  gentile fino a dire basta, sorridente e piena di voglia di vivere. La cosa che mi ha colpito di più è il Decò dei palazzi del centro, decine di palazzi di arte, musei importanti ed interessantissimi, abbiamo visitato il Field Museum ricalcando tutta la storia dei primi americani.  Una città che si è sviluppata intorno al suo Michigan, dimensioni enormi questo pulitissimo lago. Molto uniforme, piena di luci come ogni grande città americana e piena di vie nascoste che portano in zone piene di sorprese.
Oggi per colazione perfino i locali più disparati trasmettevano Bob Dylan e Johnny Cash. Qui la musica è vita,  la si respira quotidianamente,  ogni piccola brasserie trasmette musica,  ogni locale notturno usufruisce di band blues e country per cena.  È una città bellissima.
È anche una città pericolosa, è tutto vero, le periferie ti trasmettono insicurezza.
Chicago centro vive di luce riflessa, mille attività ricreative, parchi pieni di bambini che giocano a football ed a baseball. Il Lincon Park è un insieme di spazi verdi in cui si praticano tutti gli sport più disparati, all'interno ci sono due laghi, una laguna e uno zoo. A Chicago c'è uno dei planetari più importanti al mondo, c'è la WillTower che è il grattacielo più alto d'America,  ci sono i Chicago Bulls e le loro magliette in ogni negozio della city,  c'è la China Town più vera e sporca al mondo, c'è il Michael Jordan steak house e il magnificent mile e i suoi negozi di lusso, c'è uno dei musei di arte contemporanea più belli d'America,  tantissimi parchi e tre importanti conservatori,  c'è un insieme di musihe e musicisti Incredible, infine c'è il blues, quello vero, verissimo,
Oggi abbiamo girato in lungo e largo, forse abbiamo fatto una 10ina di km e poi ci siamo Sempe mossi in taxi, troppo stanchi.  Abbiamo visto come da tradizione l'hard rock Cafe, impressionante la quantità di cimeli storici e di chitarre originali, ovviamente all'ingresso il pezzo forte, la chitarra di Jimi Hendrix, seguivano Chuck berry, bb King ect. Perfino qualcosa di Elvis e john lennon.
Chicago è una città fantastica.