venerdì 29 novembre 2013

Changes




I cambiamenti non ti avvertono, si presentano senza chiamarti, poi scompaiono, ti lasciano per sempre, cosi per gioco. Il periodo in cui avvengono ti mutano profondamente e ti fanno sentire inquieto e senza pace, poi però tutto passa e torna la serenità che hai cercato di riacquistare durante il moto. Le trasformazioni ti cambiano per sempre e sarai un altro. Questo periodo, questi anni, questi mesi mi hanno cambiato dentro, mi hanno cambiato prospettiva di vita e mi hanno indirizzato verso altre mete.
Oggi no, oggi sono sereno e ho ritrovato un equilibrio stabile e necessario. Se dovessi dire cosa mi ha cambiato potrei fare una lista enorme di supposizioni e allo stesso tempo non potrei elencare una certezza. Ma è l’età che ti cambia o siamo semplicemente noi che lo pensiamo? Ho lo stesso spirito di due anni fa ma qualcosa mi dice che due anni fa ero diverso. Lo ero, davvero, lo sento, lo vedo, lo percepisco.
“Changes” è un pezzo di Jack Savoretti , un londinese di padre italiano che canta pensando al Faber e a Battisti, a Londra lo chiamano il “nuovo Bob Dylan”, tanto per non farci mancare qualche cazzata.  Io penso che Jack Savoretti non possa nemmeno aprire i concerti di quel mostro sacro che di nome fa Bob e di cognome Dylan ma credo comunque che Changes è un gran pezzo. Mi piace ascoltarlo soprattutto quando dice “Changes, All of these changes not making it easy to say what I mean”. Ed è vero che tutti questi cambiamenti non mi rendono facile dire quello che voglio, ma in fondo al cuore è ben chiaro cosa ogni uomo vuole e sono sicuro che questa serenità che mi ha fatto visita da pochi giorni mi sta permettendo di capire meglio.
Non penso che voglia partire, penso anzi che un altro viaggio a breve giro mi destabilizzerebbe nuovamente, non penso voglia trasferirmi, e non penso nemmeno che debba cambiare lavoro. Fino a pochi giorni fa pensavo esattamente il contrario. Ecco forse mi sto autodestabilizzando nuovamente.
Sono partito ma per un viaggio nuovo, diverso, stavolta all’interno e non all’esterno, voglio vivermi questo sublime viaggio con me stesso, interiore, forse anche spirituale. Ho capito di doverlo vivere da solo, per non trascinare nelle mie inquietudini le persone a cui tengo maggiormente, non è il loro viaggio, è solo il mio.
Sto bene quando ne parlo con Stefania e quando mi capisce e in questi giorni mi capisce tanto, cerca di capire tutto ciò che le dico e che forse abbiamo bisogno di dirci. Questi due anni sono passati lentamente, con grandi stravolgimenti ma c’è l’abbiamo fatto ugualmente.  Penso che ora siamo indistruttibili, l’ho sempre pensato, ma ora un po’ di più.
Changes

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