sabato 14 settembre 2013

See you soon

Melbourne 13 sept 2013 ore 00:10 La canzone di oggi è “What Can I do for you?” di Bob Dylan.

Quella che sto per raccontarvi è l’ultima giornata in questa fantastica città e l’ultimo saluto con una grande famiglia che ci accolto e coccolato come bambini.
Oggi era il giorno di Nuccio ed Eliana e alle dieci puntuali ci sono venuti a prendere. Prima la solita megagalattica colazione di zia Nella che comprende 25/30 specialità che devi obbligatoriamente mangiare perché buonissime. Praticamente ho messo 4 kg in 8 giorni e tutto ciò perché a Melbourne non si mangia tanto, mica è come la Sicilia. Questo è vero,  in Sicilia ad un certo punto ci limitiamo qui no-Stop. I miei parenti mi hanno dato la colpa a me, dicendo che abbiamo mangiato cosi perché c’ero io, ho fatto finta di crederci e sono passato alla domanda successiva.
La nostra prima tappa è stata la Cattedrale cattolica di St Patrick, che ho scoperto solo alla fine dedicata al santo irlandese, io pensavo fosse St. Peter. Quest’ultima invece è quella anglicana che si trova in centro Melbourne.  La chiesa è molto bella e simile all’architettura vittoriana di fine settecento, dentro c’erano centinaia di ragazzi tutti in perfetta divisa scolastica. Le scuole cattoliche per le ricorrenze portano gli alunni in Chiesa, ovviamente non chiedetemi che ricorrenza era perché non ne ho idea. Mi ha fatto ridere tantissimo che alle 17.30 celebrano la messa in lingua vietnamita, non c’è stato tempo altrimenti ero pronto pure a vedere la messa, sacrifici multiculturali si chiamano.
Abbiamo girato dentro il giardino della Cattedrale ed ho visto una fontana che accesa sarà fantastica ma purtroppo era in manutenzione. Usciti siamo andati a vedere il parco di fronte la cattedrale, uno dei mille parchi di Melbourne city. E’ veramente impressionante il numero di spazi verdi che questa città si è riservata, non solo rendono la città più gradevole e vivibile ma la rendono soprattutto più pulita e meno inquinata. Ogni albero che tagli nel tuo giardino o nella strada confinante al tuo giardino devi portare in comune il nome del posto dove vuoi piantarne due, altrimenti non è possibile tagliare alberi. Questa è una cosa fantastica, per ogni polmone che se ne va ne arrivano due, Do you undestand? Pazzisco direbbe Danio.
Dopo aver trovato un po’ di difficoltà per parcheggiare siamo andati in centro e siamo entrati nella Library, ovvero la Biblioteca statale di Melbourne. I parcheggi in città costano quanto una cena, se non avete un buon motivo per prendere la macchina lasciatela a casa, ho visto prezzi da denuncia, parliamo di 70-80 dollari al giorno. Nel week end invece i prezzi si abbassano fino a 10-15 dollari. Veramente molto costoso.
La libreria è molto particolare, e davanti ad essa costruita con colonne stile Partenone c’è un pezzo di cornice finto come se fosse stata bombardata. Se ci pensi è una stronzata, ma al momento mi è piaciuto molto.  Dentro sembra un piccolo parlamento e mi ha ricordato la biblioteca del Trinity College di Dublin. Salendo ci sono una quantità sufficiente di vecchi libri in scaffali non raggiungibili, mentre i nuovi testi ovviamente sono consultabili. Una cosa che mi ha fatto morire dalle risate è successo al quarto piano, dove c’erano le foto della vecchia e nuova Melbourne e della facce che hanno permesso alla città di crescere. Mentre guardavamo le foto mi è andato lo sguardo in una che ritraeva un uomo in un caffè italiano di metà secolo. Ho letto il cognome ed era Lanteri, dopo è arrivato mio zio e mi ha detto “Talia Peppe a fava”, ovvero un ferlese emigrato a Melbourne anni fa che inconsapevolmente si trova in un Museo. Appena ci ha detto che era di Ferla e lo conosceva, abbiamo riso all’impazzata per mezz’ora e mio cugino ha fatto una foto per suo padre. Alla fine abbiamo scoperto che era uno zio dello zio di Stefania. Quanto è piccolo il mondo.
Uscendo dalla Library non dopo aver visto una sezione dedicata ai pittori australiani con quadri di elevata qualità, abbiamo preso il tram che ci ha portato a Dock…..e non ricordo ormai il nome, dove c’è una piccola insenatura della baia e tanti locali carinissimi. Abbiamo mangiato Fish and Chips e ci siamo avviati in un outlet li vicino dopo aver sorseggiato un espresso. Se proprio dovessi trovare un lato negativo dell’Australia allora dovrei dire i caffè. Imbevibili oltre ogni ragionevole volontà, gli unici buoni li ho bevuti a casa e in un bar di Carlton, il famoso Brunetti che tutti conoscono in città.
Nel centro commerciale Stefania e zia Nella si sono concentrati a fare shopping poiché in Nuova Zelanda c’è vento quindi Stefania ha deciso che deve comprare maglioni antivento, quelli tipo mantella di Superman che il vento riescono a trattenerlo. Dopo un ora di giro sono tornati entrambi con un vestitino estivo, ecco perché non occorre mai mandare sole due donne, partono per un acquisto necessario e tornano con cazzate che potranno usare tra 10 mesi, lo so ti risponderanno era in offerta, ovvio.
Dopo ci siamo diretti nuovamente in centro e dopo aver salutato Alessia, la cugina di Stefania, abbiamo fatto ritorno in macchina. Mi è piaciuto un casino la strada che dal parking ci ha portato a China Town, punto di incontro con Alessia. Ascoltare a tutto volume “What Can I do for you” di Bob Dylan mi ha fatto rilassare ma mi ha anche fatto pensare e mi sono intristito, lasciare Melbourne dalle cinque di ieri pm è stato il mio pensiero triste, mi è dispiaciuto troppo. Siamo passati davanti al monumento dei caduti australiani ed abbiamo assistito ad una sorta di Silenzio suonato ogni tot.  La cultura australiana nella commemorazione dei militi è molto più simile a quella americana che alla nostra europea. Sono momenti quasi sacri e la gente si ferma a lavoro e pensa ai loro cari scomparsi in guerra. Io penso invece che la guerra sia follia e non morirei mai per una cazzo di patria, la vita umana è molto più importante di qualunque manifestazione di piazza o commemorazione funebre. Signori la guerra è da imbecilli e il capriccio di quattro dementi governanti non può mandare a macello intere generazioni di giovani che sarebbero cresciuti e invecchiati come tutti. Che si fottano i signori della guerra e ci mandino i loro figli a sorvegliare la patria.
Cmq dopo tutto ciò ci siamo fermati in un sobborgo carinissimo NorthCote ed abbiamo assaggiato un caffè in un locale particolare. Ogni giorno cambiano il fornitore di caffè, o meglio un giorno trovi il caffè italiano, un giorno quello sud americano, un giorno quello asiatico. La cameriera ti porta la spiegazione del tipo di caffè e la provenienza. Noi abbiamo assaggiato un caffè Keniano. Mio cugino mi ha spiegato che il più caro caffè al mondo costa 150 dollari ogni 500 g e viene ricavato dalle feci di scimmia. Holy Shit.
Siamo tornati a casa dopo aver visto il “castello” di Nuccio ed Eliana e per cena sono venuti tutti a salutarmi. E’ stato triste quando l’ultima porta si è chiusa e tutta la notte ho pensato molto alla distanza e all’affetto che ho ricevuto. Dopo tre ore ci siamo svegliati e abbiamo salutato mio zia. In 30 minuti eravamo in aeroporto e mi sono imbarcato non dopo essermi commosso nel salutare un grande uomo, che mi ricorda moltissimo mia nonna.
See you soon Melbourne.

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